Roma, 11 set. (askanews) – Oggi il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha detto no, all’unanimità, alla sperimentazione nazionale nell’anno scolastico in corso dello studio obbligatorio dell’educazione civica. Lo rende noto l’Anief, sottolineando che “l’organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione, con compiti di supporto tecnico-scientifico, si è riunito questa mattina spiegando che si tratta di una forzatura assolutamente impraticabile”. La sperimentazione era stata “voluta a tutti i costi dal ministro dell’Istruzione uscente Marco Bussetti e presentata pubblicamente nei giorni scorsi dal Miur”.
Ora “il parere negativo del Cspi, obbligatorio in caso di sperimentazioni nazionali, costituisce un elemento ulteriore di dissenso nei riguardi di un progetto forzato che solo la Lega voleva portare a termine e contro cui l’Anief aveva detto di volere andare a costituirsi in tribunale”.
“Il giudizio contrario del Cspi, organo scolastico istituzionale super partes, conferma la nostra linea contraria ad una sperimentazione forzata e ad un ritorno dell’educazione civica arraffato, pieno di contraddizioni e a costo zero”, ha commentato Marcello Pacifico, presidente Anief.
E “confidiamo – aggiunge il presidente nazionale Anief – nel nuovo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, nel tenere conto del parere del Cspi e fermare sul nascere questa sperimentazione, resasi necessaria dopo il ritardo di pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale. Invece di rimandare tutto di un anno, approfittando del periodo di tempo per modificare la norma e trovare i finanziamenti per darle autonomia e inserire l’educazione civica come disciplina aggiuntiva alle altre, anziché collocarla come modulo d’insegnamento all’interno di altre materie, che in questo modo vengono penalizzate, si è tentato di imporre una via impraticabile. Anche perché ad insegnare l’educazione civica sarebbero stati dei docenti di altre classi di concorso, privi di una specifica preparazione”.
Anche l’Apidge, l’Associazione professionale degli insegnanti di discipline giuridiche ed economiche, aveva espresso la sua contrarietà, sostenendo che, per come è stata impostata la materia, si sarebbe attuato “un appesantimento dei lavori di tutti i consigli di classe e soprattutto la figura di un coordinatore, che a oggi non è ancora formata, se non è un professore di diritto”.
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