Roma, 2 nov. (askanews) – La Lega va all’attacco del ddl ribattezzato da Luigi Di Maio “spazzacorrotti” e sconfessa buona parte del testo uscito dal Consiglio dei ministri del 6 settembre senza il voto dell’assente Matteo Salvini. Sono circa 30 infatti gli emendamenti presentati dalla pattuglia leghista nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia alla Camera, che chiede di sopprimere 8 articoli (in tutto sono 11) del testo e propone alcune norme che colpiscono la natura stessa del Movimento 5 stelle e le procedure della piattaforma Rousseau.
La parte presa di mira in modo particolare dalla Lega è quella relativa alla trasparenza dei finanziamenti ai partiti che il Caroccio con alcuni emendamenti chiede di sopprimere tout court mentre con altri prova ad ammorbidirla togliendo, ad esempio, l’obbligo per partiti e movimenti politici di pubblicare sul proprio sito istituzionale le contribuzioni ricevute o chiedendo di annotare in un registro bollato dal notaio con l’identità dell’erogante solo quelli superiori a 3mila euro o 5mila euro, e non come dice il testo uscito dal Cdm “superiori a 500 euro”. Ma le proposte di modifica alla parte sulla trasparenza sui partiti, attualmente regolata da una legge del governo Letta, sono l’occasione per la Lega di ‘colpire’ i pentastellati con norme che riguardano anche le primarie online per la scelta dei candidati 5 stelle attraverso la piattaforma Rousseau. “La regolarità delle consultazini indette da partiti o movimenti politici su piattaforme informatiche finalizzate alla definizione di candidatrue per le elezioni politiche, regionali ed europee è certificata da un notaio con appostia attestazione pubblicata sulla medesima piattaforma su cui si svolge la consultazione”, recita un emendamento a prima firma del leghista Igor Iezzi.
E non è finita. Un’altra poposta di modifica stabilisce che “i partiti politici che intendono presentare candidature alle elezioni politiche regionali ed europee sono tenuti a dotarsi di uno statuto redatto nella forma dell’atto pubblico”. Inoltre le norme sulla trasparenza tanto care a Di Maio, per la Lega devono riguardare anche “contributi, prestazioni gratuite o altre forme di sostegno ai partiti o movimenti politici anche ai fini della realizzazione e della gestione di piattaforme informatiche o siti internet”. Vedi blog e la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio.
Sempre un emendamento leghista chiede che gli elettori delle primarie siano in possesso di un certificato penale ilasciato dal casellario giudiziale: “Qualora i regolamenti e gli statuti dei partiti e dei movimenti politici o di fondazioni e associazioni prevedano metodi di consultazione popolare ai fini della formazione delle liste elettorali o della selezione delle candidature alle cariche istituzionali – si legge nella proposta – i partiti e i movimenti hanno l’obbligo di accertare che i soggetti che concorrono con il proprio voto a tali consultazioni siano in possesso di determinati requisiti di rispettabilità comprovati dal documento di iscrizione nelle liste elettorali nonché dal certificato penale rilasciato dal casellario giudiziale”.
La Lega chiede di sopprimere la norma dello spazzacorrotti che prevede il divieto per partiti e movimenti politici “di ricevere contributi provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri, da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero e da persone fisiche maggiorenni non iscritte nelle liste elettorali o private del diritto di voto”.
Tra gli 8 articoli che il partito di Salvini chiede di sopprimere (il 7-8-9-10-11 riguardano la trasparenza dei partiti e le sanzioni per chi non la rispetta), c’è il 5 che estende la disciplina delle operazioni di polizia sotto copertura al contrasto di alcuni reati contro la pubblica amministrazione, il 2 che consente una più estesa applicazione delle pene accessorie per alcuni reati contro la pubblica amministrazione, il 4 che inserisce alcuni delitti contro la pubblica amministrazione nel catalogo dei reati che precludono, in caso di condanna, l’accesso ai benefici penitenziari e alle misure alternative alla detenzione, a meno di collaborazione con la giustizia.
Gli emendamenti leghisti, infine, intervengono anche sulla norma ribattezzata Daspo per i corrotti. Per il Carroccio non deve essere a vita ma di “durata pari al doppio della pena principale detentiva”. Insomma una vera e propria sconfessione.
E manca ancora tutto il capitolo prescrizione, che M5s intende inserire nel testo con un emendamento depositato dai relatori Francesco Forciniti e Francesca Businarolo, su cui la Lega ha già fatto pervenire le sue perplessità.