A Renzi il primo round del congresso Pd, ma sui numeri è scontro duro

L'ex premier: "Rispettare risultato"

APR 3, 2017 -

Roma, 3 apr. (askanews) – Matteo Renzi vince il primo round del congresso Pd, ma è polemica sui numeri del voto. Il segretario uscente, secondo il dato parziale diffuso, ha ottenuto il 68,22%; Andrea Orlando il 25,42% e Michele Emiliano il 6,36%. Hanno votato in 266.726, pari al 59,29% dei 449.852 iscritti, contro il 55,34% del congresso 2013.

Numeri che non convincono gli altri due sfidanti. “Ha vinto Renzi – ha detto Orlando – ed è fuori discussione, ma per me sono andati a votare di meno. Però il partito ha sempre ragione. Non penso che ci siano stati brogli”. Comunque, si dice certo, “dicono che sono intorno al 25%, io penso di essere più vicino al 30%”. “L’autonarrazione di Renzi, che pensava di portare 300 mila persone a votare, – attacca Francesco Boccia, presidente della commissione bilancio della Camera e sostenitore di Emiliano – è fallita: siamo sotto il 50%, questo dicono i nostri dati. Punto secondo, Matteo continua a fare disinformazione, ma Emiliano è ben sopra il 5%”.

Polemiche a cui, nella sua e-news, replica lo stesso Renzi.

“Chiediamo a tutti – ha scritto – di riconoscere la verità dei numeri che non possono essere oscurati da nessuna polemica.

Quando si vince, si vince. Quando si perde, si ammette. Punto”.

Dunque “dove ci sono problemi riconosciuti (ammesso che ci siano) è giusto che si intervenga con decisione invalidando il voto” ma bisogna evitare che “una vittoria così larga e così bella non sia sporcata dalle polemiche del giorno dopo”.

Archiviata la prima fase (domenica prossima a Roma si riunirà la convenzione dei delegati dei circoli per ufficializzare il risultato e ascoltare i tre candidati) entra nel vivo la campagna per le primarie aperte dei gazebo in piazza il 30 aprile.

“Lanceremo lo sprint per arrivare alle primarie di domenica 30 aprile. Senza attaccare i nostri avversari interni perché noi non parliamo male degli altri”, scrive ancora Renzi, rivendicando i risultati del suo governo perchè “chi dice che in mille giorni non è cambiato nulla, semplicemente dice una bugia”. Campagna che però non avrà, si spiega nel quartier generale della mozione, non avrà “fuochi d’artificio”. L’obiettivo principale, adesso, è evitare un ‘flop’ ai gazebo. I renziani (rinfrancati dal voto della base) sperano di avvicinarsi ai 2 milioni di voti.

Gli avversari dell’ex premier, però, non demordono. “Penso – ha detto Orlando – che il mio risultato sia miracoloso: avevo contro tutto il governo, tutti i governatori, il 90% dell’assemblea del Pd e tanti altri che contano e spostano voti. Io – ha assicurato – penso di poter vincere, penso che il 30 aprile sia un’altra partita. Per battere Renzi basta prendere un voto in più di lui: io penso che superare il 50% sia difficile ma penso di poter essere il primo”. E per questo Orlando lancia un appello a tutti i delusi del Pd: “Non fate un altro partito e date una mano a rilanciare un altro Pd”. Ancora più esplicito Gianni Cuperlo, deputato che sostiene il Guardasigilli. “Credo – ha detto – che Bersani darà una mano a unire il centrosinistra. A tanti amici e compagni orfani di un partito diverso io dico: venite a votare il 30 aprile e aiutateci ad ancorare il Pd alla sua natura e missione”.

Da parte sua Emiliano deve fronteggiare un’altra grana. Oggi nel corso dell’udienza davanti alla commissione disciplinare del Csm il pg Carmelo Sgroi gli ha contestato una nuova incolpazione suppletiva per l’attività politica svolta da luglio 2016 a oggi e anche in veste di candidato alla corsa per la segreteria del Pd.

Il procedimento è però stato aggiornato all’8 maggio prossimo. I suoi sostenitori, però, non si scoraggiano. “Il rottamatore – attacca Boccia – è diventato il capo dell’apparato. Oggi contiamo il voto dei 200 mila tesserati, il 30 aprile ci saranno due milioni di elettori di centrosinistra che renderanno possibile a Davide di sconfiggere Golia. Abbiamo combattuto a mani nude, finora. Non ci fermeremo”.

Afe/Int5