Milano, 7 feb. (askanews) – Sul palco le parole sono dolci come miele, i complimenti reciproci, l’unità esibita e rivendicata. Ma nel teatro Dal Verme la tensione c’è, e si mostra nella battaglia di cori tra le diverse claque dei leader del centrodestra e nella partita di scacchi sull’arrivo in sala. Per la chiusura di campagna elettorale di Attilio Fontana si trovano a Milano tutti i leader del centrodestra, e sul palco domina la scritta “Insieme”. Ma l’evento è stato preceduto dai retroscena che vogliono Silvio Berlusconi ‘tentato’ dal voto per Letizia Moratti, e il voto di domenica e lunedì vede Lega e Forza Italia preoccupati per il risultato di Fratelli d’Italia che viaggia verso un’affermazione senza precedenti nel tradizionale bacino di voti degli alleati. Una tensione che si manifesta ancora prima che l’evento abbia inizio, mentre in teatro si attendono Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: i militanti dei vari partiti sembrano quasi sfidarsi nei cori per i loro leader, a colpi di “Giorgia, Giorgia”, “Matteo, Matteo”, e “Silvio, Silvio”. Tanto che il leader leghista, quando salirà sul palco, proverà a virare verso un più unitario “Attilio, Attilio”. E anche l’arrivo in sala sembra essere tutt’altro che casuale: Giorgia Meloni è in ritardo, arriva da quello che viene definito un “appuntamento privato”, e quando entra in sala sta già parlando Maurizio Lupi, interrotto dall’ovazione per la premier. Ma poco dopo sarà Silvio Berlusconi a rubare a tutti la scena, entrando per ultimo con i suoi fan che lanciano il coro:: “Un presidente, c’è solo un presidente”. Dal palco tutti però si impegnano a descrivere una coalizione che più coesa non si può: “Per me Silvio e Giorgia sono amici, non colleghi. Questa è la differenza con il centrosinistra”, assicura Salvini. Berlusconi elogia “Matteo, leale e trasparente”, e “Giorgia, una persona di una capacità assoluta”. Meloni continua sullo stesso registro: quello guidato dal Cavaliere “è stato l’ultimo governo con una visione”. Di Berlusconi – che premier lo è stato per tre volte – Meloni dice che è stato “il miglior ministro degli Esteri che l’Italia abbia mai avuto”. Salvini e Berlusconi svolgono due interventi abbastanza brevi, Meloni invece per oltre 20 minuti rivendica i successi del suo governo, la “visione comune” della sua maggioranza, e assicura che “governeremo cinque anni”. E attacca chi descrive una coalizione divisa, la stampa che dice che “litigo, discuto e addirittura frusto i ministri”, che descrive un’Italia “sul baratro” quando i dati del suo governo – rivendica – dicono il contrario. Sarà il voto delle regionali – è certa la premier – “a dire cosa pensa davvero l’Italia”. La chiusura dell’iniziativa è di Attilio Fontana, che si dice certo di continuare a governare e stavolta “con un governo amico”. Il dubbio però, anche tra i suoi, è con quali equilibri di maggioranza il governatore leghista dovrà comporre la giunta, se dovrà prendere atto del successo di Fdi nella competizione interna. E stavolta non c’è tempo per un vertice dei tre: al termine della kermesse, Meloni si dirige subito all’aeroporto in direzione casa.
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