Roma, 20 ott. (askanews) – Si è concluso al Quirinale il primo giorno delle consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrebbero portare alla nascita del nuovo governo sostenuto dalla maggioranza di centrodestra, come da risultato delle urne lo scorso 25 settembre. Una giornata che ha visto sfilare davanti al capo dello Stato tutte le forze di opposizione, che hanno ribadito in un modo o nell’altro i propri no al possibile governo guidato da Giorgia Meloni, che domani mattina guiderà al Quirinale la formazione unita del centrodestra, con a fianco innanzitutto Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Le posizioni espresse nel pomeriggio al presidente della Repubblica – in mattinata era stata la volta degli incontri istituzionali con i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana (dopo una telefonata con il presidente emerito Giorgio Napolitano) – hanno preso il via con i rappresentanti del gruppo Misto di Senato e Camera, che attraverso Manfred Schullian e Benedetto Della Vedova hanno preso le distanze dal futuro governo: “Non faremo passi indietro rispetto ai diritti”, hanno detto assicurando che “non voteremo la fiducia all’esecutivo” e “faremo opposizione seria e rigorosa”. Per Carlo Calenda di Azione sarà una “opposizione senza sconti”, soprattutto verso un governo che “traballa in politica estera. E su questo serve un chiarimento definitivo”, con le parole di Silvio Berlusconi che “debbono essere respinte al mittente”. In ogni caso, ha ribadito Calenda, “noi siamo pronti ad intavolare rapporti con altre forze politiche ma non deve diventare un centro unico di opposizione che prescinda dai fatti”. Nicola Fratoianni, a nome di Sinistra Italiana-Verdi, ha parlato di “pericolo di deriva democratica” e chiesto di non nominare un esponente di Forza Italia agli Esteri. “Il programma di Meloni – ha aggiunto – rischia di aggravare la malattia del Paese”. E’ poi salito al Colle Giuseppe Conte di M5S. L’ex premier ha ribadito la sua condanna all’aggressione russa all’Ucraina ma ancora una volta, ricordando che “sono oltre 200 i giorni di guerra”, ha sostenuto che “siamo di fronte ad una escalation militare che ci sta esponendo ad un conflitto nucleare. La soluzione è solo il cessate il fuoco, lo stop al conflitto avviando un negoziato di pace”, aggiungendo che “non è una priorità, non è più necessario l’invio di armi a Kiev”. In ogni caso, forti sono le perplessità nei confronti del nascente governo, annunciando che “faremo muro su diritti e coesione sociale, faremo una opposizione rigorosa” anche se una “opposizione unitaria al momento non è nell’ordine delle cose”. Infine Conte ha espresso molto dubbi sulla possibilità che al ministero degli Esteri possa andare un esponente di Forza Italia. La giornata di incontri di Mattarella si è conclusa con la delegazione del Pd, guidata da Enrico Letta. La consultazione più lunga di oggi nel corso della quale il segretario, come riferito al termine del colloquio, ha ribadito che “noi faremo una opposizione rigorosa e ferma”, pronti a “confrontarci sulle riforme” ma senza “stravolgimenti della nostra Costituzione”. L’ex premier non poteva non fare riferimento alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi degli ultimi giorni, chiedendo “no ad ambiguità sulla Russia”. Anche perché “da Berlusconi è arrivato un vulnus all’affidabilità del nostro Paese”. Insomma “o Meloni vara un governo europeista e atlantista o l’esecutivo non durerà”.
A Mattarella i no delle opposizioni. Meloni al Colle portavoce centrodestra
Letta: "Parole Berlusconi un vulnus ad affidabilità Paese"