Roma, 11 ago. (askanews) – Dopo due giorni di rumors e accuse, più o meno esplicite, Matteo Renzi è uscito allo scoperto, ufficializzando la proposta di un governo a tempo prima di andare a votare.
L’ex premier, in una intervista al ‘Corriere della Sera’, ha definito “folle” l’idea di votare subito. Per Renzi “l’appello è a tutti: a Grillo, Cinque stelle, alla destra, alla sinistra, a Leu, Forza Italia, la Lega, autonomie, al Pd. Prima di andare a votare si mettano a posto i conti e si mettano in sicurezza i risparmi degli italiani”. “Il nome che preferisco – precisa – è governo istituzionale perché le istituzioni sono una cosa seria, non sono la spiaggia del Papete ma sono i Palazzi nei quali si affrontano i problemi degli italiani”. Per l’ex segretario, “dopo il governo no Tav, questo sarebbe il governo no Tax”, un “governo salva conti”. Sull’ipotesi di Renzi arriva l’apertura di Dario Franceschini, secondo cui bisogna “discutere senza rancori e senza rinfacciarsi i cambiamenti di linea”.
Dal segretario Dem Nicola Zingaretti arriva però un “no”. “Di fronte a una leadership della Lega che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata – spiega – è credibile imbarcarsi in un esperienza di governo Pd-5 stelle (perché di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Nel nome della salvaguardia della democrazia? Io con franchezza credo di no”. Per Zingaretti non devono essere cercate “scorciatoie”. “Occorre dunque prepararsi – scandisce – con coraggio e passione alla battaglia politica. Non dobbiamo avere paura ma proprio nel nome dei rischi per la democrazia dobbiamo chiamare alla mobilitazione gli italiani”. Sulla stessa linea di Zingaretti si schiera, tra gli altri, Carlo Calenda. “E’ folle – attacca – quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più, nel frattempo levare le castagne dal fuoco con un governo tecnico che dovrebbe fare una manovra lacrime e sangue, votandola assieme al Movimento 5 Stelle e a Forza Italia per avere infine Salvini al 60%”.
Il senatore di Rignano però insiste. “L’Italia – scrive su Facebook – viene prima delle correnti di partito. In Parlamento ciascuno di noi dovrà votare: io sono convinto che ci sia una maggioranza per un Governo istituzionale che salvi l’Italia. Chi dirà no, si assumerà la responsabilità davanti al Paese di consegnare alla destra estremista il futuro dei nostri figli”.
Un appello all’unità arriva da Paolo Gentiloni, presidente del partito. “Ci aspettano prove difficili. Quando il gioco si fa duro i duri smettono di litigare”, scrive su Twitter.
Intanto domani alle 15 si riunirà l’assemblea dei senatori Dem, in vista della capigruppo di Palazzo Madama che dovrà decidere la calendarizzazione del passaggio in Aula della crisi. Il Pd chiederà che prima di votare la mozione di sfiducia leghista contro il governo Conte sia votata quella contro Salvini che hanno depositato qualche settimana fa.