Renzi duro con Alfano, poi l’appello: ampia convergenza

Premier mette in ballo Viminale. Ora Mattarella vede quota 580

GEN 30, 2015 -

Roma, 30 gen. (askanews) – Il bastone è calato intorno alle 17: sulle agenzie esce nero su bianco – da fonti Pd – che Matteo Renzi considera quantomeno singolare che un ministro dell’Interno in carica si sfila dall’elezione del Presidente della Repubblica, quando in campo c’è un solo candidato. Concetto ribadito nel faccia a faccia con Angelino Alfano, avvenuto poco dopo, presente anche Pier Ferdinando Casini. “Già era tanto che Renzi avesse accettato di incontrare Alfano…”, dicono velenosi dal Pd. Ma nell’incontro pare sia stato Pier Ferdinando Casini a mediare, suggerendo la forma dell’appello – generale – a convergere su Sergio Mattarella. Alla fine Renzi accetta: perchè l’interlocutore non è il solo Ncd, ma anche Fi e – perchè no – i grillini. Arriva quindi la carota, alle 18,15: il premier dirama una nota per auspicare “la più ampia convergenza possibile” sul nome di Mattarella, già ribattezzato “Presidente di tutti gli italiani”. Non il candidato del Pd.

“Non un granchè”, è il commento anche di tanti Ncd, ma tanto dovrebbe bastare a convincere Alfano, alle prese anche con mezzo partito già convinto di dover appoggiare Mattarella: anche il rinvio della riunione dei grandi elettori di Fi non preoccupa il Pd: “Nessun problema”, è la risposta di chi tiene le fila della partita, alla notizia che – dopo contatti con Silvio Berlusconi – l’assemblea dei grandi elettori di Area Popolare viene rinviata dalle 21 di questa sera alle 8 di domani mattina. “Vediamo se finirà che Alfano e Berlusconi annunceranno insieme di convergere su Mattarella”, è la battuta – non troppo scherzosa – che arriva dal Nazareno. Ma in ogni caso si dovrebbe completare la strategia che Renzi, insieme a Lotti, Guerini, i capigruppo, Rosato, ha portato avanti da almeno due mesi sul nome del giudice costituzionale.

Una partita che fino alle 16 appunto si gioca sul filo dei numeri: poi, dopo una lunga riunione alla Camera tra Renzi, Guerini, Serracchiani, Speranza e Zanda, il Pd matura la convinzione che il pallottoliere dà il risultato giusto. “Siamo fiduciosi sui nostri numeri, ma gli altri partiti convergano: non comprendiamo le ragioni di un no a Mattarella”, dice Speranza uscendo dalla sala del governo di Montecitorio. E poi viene fatto filtrare il messaggio, durissimo, verso Alfano: se da ministro dell’Interno si sfilasse dal voto sul Quirinale, “quando in campo c’è un solo candidato”, le dimissioni dal Viminale sarebbero un atto non sorprendente.

Alfano, furibondo, scende nella sala del governo di Montecitorio;Renzi – da poco andato via dalla Camera – accetta di rientrare e incontra il ministro. Ma il tono del premier non cambia. Viene però offerta una via d’uscita: l’appello, per l’appunto. Che sortisce immediatamente effetto: 11 senatori Ap dichiarano che appoggeranno Mattarella, ben prima della riunione dei grandi elettori. Non solo: con la conferma che Forza Italia voterà scheda bianca, nel Pd si dannpo per certi anche i voti di qualche decina di fittianiAlla fine la previsione è ancora cauta: “Siamo sui 580”, dicono dal Nazareno. Anche perchè dalla minoranza Pd qualche malumore si riaffacciava, e perchè – paradossalmente – l’appoggio di Ncd sgraverebbe di qualche responsabilità i grandi elettori Pd: “Qualcuno si potrebbe sentire più libero di togliersi qualche sassolino dalla scarpa”. Il numero dei franchi tiratori possibili viene comunque circoscritto nel novero di poche decine. In ogni caso, dal Nazareno dicono no a conte interne, basate sulla riconoscibilità del voto: Mattarella S., S. Mattarella, Mattarella, Sergio Mattarella e via di seguito, le possibilità sono parecchie. Ma gli uomini di Renzi dicono no: “Ci fidiamo dei nostri grandi elettori, non vogliamo dare un segnale di timori”.