Bimbo ebreo rapito da Pio IX, il retroscena del film di Spielberg

Parla lo storico Usa dal quale il regista ha preso l'idea

MAR 3, 2021 -

Città del Vaticano, 3 mar. (askanews) – Quando Steven Spielberg stava girando “Lincoln”, un film sugli ultimi mesi della vita di Abraham Lincoln e la sua battaglia per abolire la schiavitù, gli capitò di leggere un libro su un’altra vicenda storica non meno drammatica: il rapimento di un bambino ebreo a Bologna per volontà di papa Pio IX, pochi anni prima dell’unità d’Italia. Il grande regista ha letto quel libro non una ma due volte, “e poi mi ha telefonato per chiedere i diritti per fare il film”, racconta ad askanews lo storico statunitense David Kertzer, premio Pulitzer nel 2015 per il suo libro su un altro papa, Pio XI, (“The Pope and Mussolini”, tradotto in italiano da Rizzoli come “Il patto col diavolo”).

“Quando Tony Kushner, un mio amico, stava scrivendo con Spielberg la sceneggiatura del suo film su Lincoln, ha dato una copia del mio libro a Spielberg”, racconta Kertzer, professore alla Brown University, ora che il nuovo film è in dirittura d’arrivo. “Lui l’ha letto (mi ha detto due volte) e poi mi ha telefonato per chiedere i diritti per fare il film. Da quel momento in poi parlo regolarmente con Kushner mentre lui ha lavorato sulla sceneggiatura basata sul mio libro”.

La vicenda al centro del prossimo film di Spielberg è tornata alla luce grazie al libro di David Kertzer “The kidnapping of Edgardo Mortara”, tradotto in italiano sempre da Rizzoli con il titolo “Prigioniero del papa re”. A giugno del 1858, su ordine dell’Inquisizione, la polizia pontificia bussa alla casa Mortara, una famiglia ebrea di Bologna, città che all’epoca faceva parte degli Stati pontifici, e rapisce il figlio, il piccolo Edgardo Mortara di sei anni. Il bambino era stato segretamente battezzato dalla balia, una ragazza cattolica, e, secondo la dottrina pontificia dell’epoca non poteva rimanere con i suoi genitori ebrei. Edgardo fu portato a Roma, educato nelle istituzioni ecclesiali, poi messo in seminario e ordinato sacerdote. All’epoca il caso fece molto rumore: in molti protestarono, dall’America a Lionel Rothschild, primo ebreo eletto nel Parlamento britannico, fino all’imperatore francese Napoleone III, ma Pio IX, l’ultimo Papa Re, oppose sempre un fermo diniego. Edgardo Mortara morì in un monastero belga nel 1940 senza aver mai più rivisto la famiglia.

“Il mio è stato il primo libro sul caso”, racconta David Kertzer, “e ho potuto basare il libro su molte fonti archivistiche: gli archivi vaticani, l’archivio della Comunità ebraica di Roma, gli archivi di Stato di Bologna e di Firenze, fra gli altri. Molte di queste fonti non erano conosciute”.

Se la vicenda di Edgardo Mortara è tornata a galla quando nel 2000 Giovanni Paolo II decise di beatificare Pio IX, con tanto di proteste dei discendenti della famiglia Mortara, a riaccendere la polemica, mostrando come all’interno della Chiesa ci sia ancora, nel fronte conservatore, chi difende la scelta di papa Mastai Ferretti, è stato un libro di Vittorio Messori, che, racconta oggi Kertzer, “ha pubblicato un cosiddetto memoriale di Edgardo Mortara”, libro che, secondo lo storico statunitense, “presenta la storia in forma distorta, in parte perché senza nessuna indicazione Messori ha tagliato frasi di Mortara ed ha aggiunto frasi sue, e in parte perché Mortara stesso ha inventato molte cose”.

Nel 1888, infatti, quando aveva 36 anni, Edgardo Mortara scrisse in spagnolo una sorta di autobiografia, parlando di se stesso in terza persona. Messori ha trovato una copia di questo memoriale, conservato dai Canonici regolari lateranensi, e lo ha tradotto in italiano. David Kertzer ha letto a sua volta il memoriale trovando diverse incongruenze tra l’originale e la traduzione italiana. Come ha spiegato lo storico statunitense in un articolo apparso su “The Atlantic”, nella versione di Messori al lettore viene presentata “la commovente storia di un bambino di sei anni che è felicissimo di essere stato portato via dai genitori per poter diventare cattolico”. Alcuni paragrafi sono scomparsi, altri aggiunti, alcuni passaggi addolciti, quando ad esempio nell’originale si racconta che “poiché (i genitori) non consentivano, Pio IX dovette procedere, come papa e come re, ad ordinare il violento rapimento”, decisione che diventa un più innocuo “ordine di sequestro”. Ma, aggiunge Kertzer, “i problemi relativi all’accuratezza del memoriale non sono solo le distorsioni nella traduzione di Messori. L’uomo che ha scritto questo racconto è stato separato dalla sua famiglia all’età di sei anni, ha sofferto numerose malattie mentali nel corso della vita, ed è stato costantemente bombardato dalla narrativa ufficiale della Chiesa circa la grazia divina che aveva ricevuto. Al tempo in cui scrisse il rcconto aveva incorporato questa narrativa con sermoni che pronunciava in tutta Europa, elogiando Pio IX per averlo sottratto ai suoi genitori”. E’ insomma ragionevole pensare che Edgardo Mortara avesse fatto proprio l’antisemitismo di chi lo aveva rapito da bambino.

“La recensione del mio libro sul caso Mortara che mi è piaciuta di più è stata quella pubblicata sull’Osservatore romano, molto positiva”, commenta ancora Kertzer. “Ciò detto, recentemente vedo un certo rifiuto, almeno in un settore della Chiesa, a non affrontare la storia della demonizzazione degli ebrei che ha marcato la Chiesa e il papato per tanti secoli fino al Concilio Vaticano II e a Giovanni XXIII. Questo si può percepire anche nel contrasto fra quella recensione dell’Osservatore romano di vent’anni fa e l’attacco sullo stesso giornale qualche mese fa al mio articolo recente su un altro caso di battesimo forzato, il caso Finaly degli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

Si tratta di un’altra epoca, quella del pontificato di Pio XII. Recentemente il Vaticano ha aperto gli archivi relativi al pontificato del pontefice che regnò durante la seconda guerra mondiale. Il suo ruolo rispetto alla Shoah è molto controverso, e per decisione di papa Francesco ora gli storici potranno fare chiarezza. Pur con le difficoltà imposte dalla pandemia, David Kertzer è tra i primi storici ad avere iniziato a leggere le carte conservate negli archivi vaticani, e ne ha già tratto un primo studio. Una versione giornalistica, pubblicata sempre su “The Atlantic”, è stata criticata sull’Osservatore Romano dallo storico Matteo Luigi Napolitano. Una seconda versione scientifica più dettagliata verrà pubblicata prossimamente. Ad ogni modo la vicenda è, anche in questo caso, il rapimento e il battesimo forzato di due fratelli ebrei, Robert e Gérald Finaly, che tenne banco sui quotidiani di tutto il mondo all’inizio del 1953 e che guadagnò alla Santa Sede un serio danno di immagine.

Ora, però, Steven Spielberg intende girare un film su Edgardo Mortara. Anche il regista italiano Marco Bellocchio – lo ha rivelato di recente la testata “Variety” – intende girare un film sullo stesso caso, che sarebbe intitolato “La conversione”. “Non so se Bellocchio avrebbe in mente usando questo come sua fonte per il suo film”, commenta Kertzer. Quanto al regista statunitense, quella con Tony Kushner, sceneggiatore di Spielberg e amico di Kertzer, “è una collaborazione molto piacevole per me, non solo perché Kushner è lo scrittore americano più bravo in questo campo, ma perché anche per lui tutto il contesto storico del caso è molto importante”, racconta lo storico statunitense. “E’ una storia italiana che vorremo far conoscere ad un ampio pubblico internazionale”. (articolo di Iacopo Scaramuzzi)