Pedde: Draghi riporta l’Italia al centro dell’Ue e del Mediterraneo

Intervista all'esperto: forte accento su interesse nazionale, rapporto alla "pari" con Parigi e Berlino

FEB 17, 2021 -

Roma, 17 feb. (askanews) – Un discorso di “prospettiva” che ricalca fedelmente quello che dovrebbe essere “l’interesse nazionale italiano”. Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha appena concluso le sue dichiarazioni programmatiche in Senato, in vista del voto di fiducia. Ha riportato l’Italia al centro dell’Europa e del Mediterraneo. Un’Italia europeista e atlantista, aperta alla possibilità di “cedere sovranità individuale per avere sovranità condivisa”, ma in grado di giocare un ruolo alla “pari” con Germania e Francia, e di lanciare una politica di cooperazione sul Mediterraneo che confermi la centralità della sua posizione geografica. “E’ un discorso che si inserisce con precisione all’interno dei capisaldi dell’interesse nazionale italiano. Sicuramente il riferimento all’Europa, al rapporto atlantico e alla Nato, è un elemento importante, ma non è l’unico”, ha commentato il direttore dell’Institute for Global Studies, Nicola Pedde, in un’intervista ad askanews.

Irreversibilità dell’euro e del processo di consolidamento, integrazione, cooperazione. E’ su questi punti che Draghi “ha speso la gran parte del suo discorso” di politica estera. Ha anche fatto uno specifico riferimento ai Balcani e al Mediterraneo allargato. “Ha un connotato geografico più ampio del Mediterraneo stesso, che arriva sostanzialmente fino al Golfo Persico”, ha notato Pedde. “Ed ha specificamente menzionato l’Africa, che è una direttrice importante ormai da tempo della nostra politica estera sulla quale però, almeno fino ad oggi, siamo rimasti un po’ più sulle enunciazioni che non sulla pratica”.

Il presidente del Consiglio incaricato ha citato anche la Libia e il Mediterraneo orientale “che sono le aree di prossimità diretta del paese, quelle dove coltiviamo la prima linea dei nostri interessi di sicurezza”. Poi è giunto il riferimento – che Pedde ha definito “molto importante” – al rapporto con la Germania e la Francia. Strutturare più che rafforzare il rapporto strategico con Berlino e Parigi consentirà all’Italia di recuperare una posizione paritaria di leadership in Europa. “Draghi ha indicato senza mezzi termini una priorità per l’Italia, che è sicuramente quella di entrare all’interno di un sistema sinergico con queste nazioni ma di entrarci da pari, con una propria agenda, strutturando un rapporto che non sia sbilanciato o compromesso dall’azione degli altri. Questo è un passaggio molto importante”, ha spiegato Pedde.

Così come “interessante” è il richiamo a “un fronte condiviso sul Mediterraneo”. Con il lancio di una politica di cooperazione sul Mediterraneo, infatti, Draghi ha sottolineato “la centralità della nostra posizione geografica”. “Tutto questo può sembrare una cosa normale, ma per chi come noi analizza la politica estera e di sicurezza non è facile trovare soprattutto negli ultimi 20 anni un presidente del Consiglio che abbia così puntualmente e precisamente richiamato i cardini del nostro interesse nazionale”, ha insistito il direttore dell’Institute for Global Studies.

Europeismo e atlantismo, dunque, sono i cardini. “Complementari e non antagonisti”. “Non mi stupirei di una continuità di visione di Draghi sul rafforzamento della nostra posizione all’interno dell’Alleanza e di un contestuale, forte investimento politico sull’Europa”, ha precisato l’analista. E anche “il breve riferimento fatto alla Russia” è secondo Pedde da inserire “proprio nel solco di quella che è la traposizione del nostro interesse nazionale”. “Noi abbiamo sempre avuto un rapporto più che eccellente con la Russia, caratterizzato sicuramente da una serie di difficoltà nel corso degli ultimi anni”, ha argomentato l’analista. “Ma è nostra vocazione quella di alimentare questo rapporto. Certo, anche questa priorità dovrà essere concordata all’interno di una strategia. Però il fatto che sia stata espressamente citata nel discorso lo trovo un segnale estremamente positivo”.

Il riferimento agli Stati Uniti, invece, è secondo l’esperto una chiarissima menzione del fatto che la nuova amministrazione “torna ad avere un profilo di compatibilità con gli europei, un profilo di compatibilità con quelli che sono stati da sempre gli alleati degli Stati Uniti in Europa”. Insomma, con Joe Biden Washington “torna a dialogare con un linguaggio, un meccanismo di interazione politica che finalmente offre strumenti agli europei”. “L’amministrazione Trump”, ha sottolineato Pedde, “ha sostanzialmente impedito gran parte delle iniziative, anche laddove c’era la buona volontà di entrambi. Era proprio un problema di linguaggio e di visione politica, diventati ormai un ostacolo più che un ponte”. (articolo di Corrado Accaputo)