I guai non sono finiti per Ghosn: divieto di lasciare il Libano

Su di lui pende un mandato di cattura Interpol

GEN 9, 2020 -

Roma, 9 gen. (askanews) – Pur essendosi rifugiato in Libano, paese di cui è cittadino, l’ex numero uno dell’alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi Carlos Ghosn non può ancora dirsi al sicuro. All’indomani dell’accorata conferenza stampa-fiume nella quale ha ribattuto punto su punto alle accuse giapponesi, quello che per Tokyo è un latitante evaso è stato interrogato per circa un’ora dalla procura libanese, che gli ha imposto il divieto di lasciare il territorio del Paese dei Cedri. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.

La convocazione di Ghosn, aveva spiegato ieri sera la procura di Beirut, è stata emessa per “ascoltare la sua testimonianza in merito al mandato di cattura internazionale” trasmesso dall’Interpol su richiesta della giustizia giapponese e ricevuto la scorsa settimana dalla giustizia libanese.

Ghosn è evaso dai domiciliari a Tokyo a fine dicembre. Ieri nella conferenza stampa ha sostenuto di non essere “sfuggito alla giustizia ma all’ingiustizia” di procuratori che hanno utilizzato la carcerazione preventiva e l’isolamento per estorcergli una confessione rispetto ai reati contestatigli – falsa dichiarazione della sue retribuzione e uso del denaro della compagnia a scopi privati – da lui liquidati come un complotto e una persecuzione.

La partita per l’estradizione dell’ex numero uno di Nissan è, in realtà, appena cominciata. L’altro ieri l’ambasciatore giapponese in Libano Takeshi Okubo ha incontrato il presidente Michel Aoun per esprimere il disappunto di Tokyo per la fuga di Ghosn e il fatto che si sia rifugiato a Beirut. E ha chiesto al Libano “la cooperazione necessaria”.

Ghosn, dal canto suo, ha detto ieri di avere fiducia nella giustizia libanese, ringraziandone le autorità per la protezione, riconrdando che il paese mediorientale non ha un trattato d’estradizione in essere con il Giappone.

A favore della sua posizione, tuttavia, potrebbe non deporre un’ulteriore circostanza, che a dire della France Presse e dell’agenzia di stampa libanese ANI, è stata sollevata durante l’interrogatorio: Ghosn nel 2008 fece un viaggio in Israele, mentre ancora era presidente di Renault-Nissan, per lanciare un’auto elettrica. Il punto è che il Libano è gtenicamente in guerra con lo Stato ebraico e i suoi cittadini non possono recarsi nel suo territorio o fare affari con israeliani.

Su questo tema è stato presentato un ricorso e, secondo l’agenzia ANI, a Ghosn nell’interrogatorio è stato chiesto conto dei suoi incontri con “diversi dirigenti israeliani”. Hassan Bazzi, uno di coloro che hanno presentato il ricorso, è stato duro contro Ghosn: “Avere rapporti con Israele non è una questione di opinione”. E ha lamentato una giustizia, in questo caso quella libanese, in cui “i poveri sono perseguiti, mentre chi guadagna milioni facendo investimento col nemico è trattato da eroe”. Durante quel viaggio Ghosn incontrò anche l’allora primo ministro Ehud Olmert.

Ghosn, nella sua conferenza stampa, ha tenuto a precisare che il suo viaggio in Israle fu nella sua funzione di “direttore generale di Renault”, cioè andò lì come francese, non come libanese.