Zimbabwe, i militari accusati di torture sistematiche su manifestanti

La denuncia di una Commissione di nomina governativa

GEN 23, 2019 -

Roma, 23 gen. (askanews) – Un gruppo per i diritti umani di nomina governativa nello Zimbabwe ha accusato i militari locali di avere usato “sistematiche torture” per reprimere le proteste nel Paese. La Commissione per i diritti umani dello Zimbabwe ha fortemente criticato le autorità per aver utilizzato le truppe allo scopo di sedare le manifestazioni.

I disordini sono scoppiati più di una settimana fa a seguito di un forte aumento dei prezzi del carburante. Un portavoce del governo ha difeso la repressione, spiegando alla Bbc che “quando le cose sfuggono di mano, è necessario un po’ di fermezza”.

Ma secondo alcune testimonianza locali, i militari avrebbero usato violenza contro i civili nella capitale Harare. I soldati sono stati visti picchiare un folto gruppo di autisti di minibus ancora ieri, e un giornalista della Bbc, Andrew Harding, ha riferito di avere parlato con un uomo che ha confessato di essere stato arrestato e picchiato dai soldati.

La Commissione per i diritti umani ha fatto sapere che almeno otto persone sono morte dalla scorsa settimana, “per lo più per l’uso di munizioni vere”. “I membri delle forze armate, con l’uniforme dell’esercito nazionale dello Zimbabwe e della polizia, hanno istigato torture sistematiche: le torture sono state organizzate in modo da colpire uomini che si trovavano vicino a zone in cui erano state poste delle barricate e vicino ad aree messe a fuoco dai manifestanti o saccheggiate”, è stato spiegato.

La Commissione ha riferito inoltre di avere ricevuto notizie sull’irruzione delle forze di sicurezza in abitazioni private, dove gli uomi e i ragazzi di oltre 11 anni sarebbero stati picchiati a sangue. “Il dispiegamento dell’esercito per reprimere i disordini civili porta alla perdita di vite umane e a gravi lesioni fisiche e altre violazioni dei diritti umani, eppure il governo continua ad utilizzare questo tipo di dispiegamento”, si legge in un comunicato della commissione.