Associazioni ambientaliste ricorrono al Tar contro bonus auto

"Si rischia di incentivare acquisto di auto meno vendibili in Ue"

SET 9, 2022 -

Ambiente Milano, 9 set. (askanews) – Un ricorso al Tar contro il “bonus auto” – previsto nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2022 – è stato presentato da Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’aria, con il supporto e il coordinamento di Transport & Environment. Le principali motivazioni esposte nel ricorso contro le norme previste per il “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024 indicano: -l’incostituzionalità del Decreto Legge in virtù del quale è stato emanato il DPCM, difettando i requisiti di straordinarietà e urgenza necessari ad avocare il potere costituzionalmente riservato alle assemblee legislative. Le misure per il rilancio di politiche industriali del settore “automotive” italiano – si evidenzia nel ricorso costituiscono un “corpo estraneo” in un decreto legge il cui intento principale è far fronte alla crisi energetica. -la violazione e falsa applicazione di norme nazionali e sovranazionali che definiscono i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, nonché relative alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada, delle norme nazionali di attuazione di quelle europee e delle disposizioni del decreto legge. Inoltre nel ricorso si contesta che il fondo destini gran parte dello stanziamento di bilancio agli incentivi di mercato, mentre nessuna risorsa viene individuata per tutti gli altri obiettivi di riconversione produttiva; che Il DPCM incentivi l’acquisto di veicoli nuovi di fabbrica con emissioni comprese in fasce superiori a quelle compatibili con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente nel periodo 2020-2024; che le soglie emissive oggetto di incentivi comprese nella fascia 21-60 e 61-135 grammi (g) di anidride carbonica (CO2) per chilometro (Km) risultano arbitrarie e in contrasto con le norme europee e nazionali.. Il ricorso è stato elaborato con l’assistenza degli avvocati Diego Aravini, Daniela Ciancimino, Micaela Chiesa, Emanuela Beacco, Umberto Fantigrossi e Andrea Civati.”Si corre il rischio concreto di spendere ingenti fondi pubblici per l’immatricolazione nel nostro Paese di autovetture più difficilmente vendibili nei paesi europei rispettosi dei target di emissione cui anche l’Italia è vincolata, avendo espressamente recepito la direttiva (UE) n. 2019/1161″, si legge in una nota dei ricorrenti.