Startup, Italian Tech Alliance: direzione giusta, ma serve correre

Cerruti (dg): Francia investe 13 volte in più, lavorare su cultura

NOV 24, 2021 -

Innovazione Milano, 24 nov. (askanews) – L’Italia dell’innovazione è “sulla strada giusta, ma cammina ancora troppo lentamente e dovrebbe invece correre. Nei primi nove mesi del 2021 sono stati investiti dai venture capital italiani 750 milioni di euro, nulla nei confronti della Francia: 9,5 miliardi in tre trimestri”. Numeri emblematici, messi in fila da Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, l’associazione che tiene insieme fondi di venture capital, business angele, startup e Pmi innovative. “Il lavoro da fare è ancora tantissimo”, dice Cerruti in un’intervista con askanews. Se l’ecosistema francese è riuscito a muovere nel 2021 quasi 13 volte quanto fatto al di qua delle Alpi lo si deve alla visione del governo di Parigi che ha puntato sul tech ormai da tempo: “E’ difficile trovare un settore in cui l’Italia sia così indietro. Noi – sottolinea il dg di Italian Tech Alliance – siamo dove erano i francesi 8-9 anni fa. Serve un grande lavoro culturale per smuovere gli investitori istituzionali, con la valorizzazione delle storie di successo che anche da noi cominciano ad emergere”. Le startup che riescono ad avvicinarsi al miliardo di valore (soglia-simbolo per diventare un ‘unicorno’) dimostrano “tutte le buone prospettive, ma ora serve maggior supporto. In Italia di fatto mancano gli investimenti dei fondi previdenziali e assicurativi e quelli delle grandi aziende che tendono a fare innovazione al loro interno”. Dopo i mesi di pandemia che hanno fatto prendere confidenza con gli strumenti digitali “c’è una maggiore attenzione delle istituzioni, ma il bicchiere è mezzo vuoto per la dimensione degli investimenti: nel Pnrr destiniamo 2 miliardi all’innovazione, in Francia ne puntano molti di più sebbene arrivino meno fondi europei”, nota Cerruti. “L’ecosistema tecnologico italiano – aggiunge il dg – non viene nemmeno visto a livello internazionale, per un investitore straniero è più efficace esplorare altri mercati. Non siamo sulla mappa”. Per smuovere le acque alcune proposte che potrebbero anche rientrare già in legge di Bilancio: “Estendere alle persone giuridiche l’esenzione sul capital gain da investimenti in startup e allargare i benefici anche a chi investe in fondi di venture capital. Poi chiediamo di superare il ‘professor’s privilege’ per i progetti sviluppati nelle università: siamo uno dei pochi paesi europei a concedere la titolarità dei brevetti ai docenti e non ai centri di ricerca. Questo – evidenzia – frena il trasferimento tecnologico”, ovvero l’ingresso nel mercato delle soluzioni sviluppate negli atenei. Italian Tech Alliance fino a poche settimane fa si chiamava Vc Hub, ha cambiato nome con un’operazione di rebranding fatta anche per dare nuova luce a tutto il settore: “Nel resto del mondo si parla molto del ‘tech sector’ e meno di startup. E’ necessario cambiare il modo in cui pensiamo alle startup e guardarle come delle aziende innovative che hanno il potenziale per essere la punta di diamante della rinascita economica del Paese. In Italia – chiosa Cerruti – lo diciamo noi operatori del settore, in Francia senza andare troppo lontano lo dice Emmanuel Macron. Non uno qualunque”.