Conti pubblici, Csc: il vero rischio è per il 2020

Avviare una nuova spending review: 290 mld di spesa "aggredibile"

GIU 20, 2019 -

Roma, 20 giu. (askanews) – Nel 2019 la manovra correttiva può essere evitata se nella legge di assestamento del bilancio, verranno certificati i risparmi derivanti da Quota 100 e Reddito di cittadinanza e messe nero su bianco le eventuali nuove entrate. Il “vero rischio” è per il 2020. Se si vogliono rispettare alla lettera i target europei, con un deficit-Pil all’1,7-1,8%, sarà necessaria una manovra almeno da 32 miliardi, considerando che le sole clausole di salvaguardia dell’Iva valgono 23 miliardi. Il Centro Studi di Confindustria, in un colloquio con Askanews, analizza la situazione italiana alla luce del suggerimento arrivato dalla Commissione Europea di avviare la procedura per disavanzi eccessivi per la violazione della regola del debito nel 2018 e gli elevati rischi di violazione nel 2019 e 2020.

Se le clausole di salvaguardia venissero finanziate in deficit, secondo le previsioni del Centro Studi Confindustria di fine marzo e quelle della Commissione europea di maggio, il deficit schizzerebbe al 3,5 per cento del Pil.

È impossibile – rileva il Csc in uno studio – far fronte nel breve periodo ai tanti obiettivi del governo: non aumentare l’Iva, non tassare i patrimoni, sostenere le fasce deboli, tagliare massicciamente le aliquote fiscali sui redditi delle persone fisiche (flat tax). Occorre invece impostare un piano credibile di medio periodo per rassicurare gli investitori, ridurre il debito e non soffocare la crescita. Nel medio periodo si possono creare gli spazi per alcune riforme se si avvia una vera revisione della spesa, fatta non solo di tagli ma di riforme dei meccanismi di formazione della spesa pubblica. La spesa pubblica aggredibile, cioè quella che potrebbe essere sottoposta a revisione, ammonta a circa 290 miliardi di euro, dagli 850 miliardi di euro di spesa totale.

Secondo il Csc, dunque, “è tempo di avviare una nuova spending review, che inizi oggi e finisca con la legislatura, estesa anche agli enti territoriali”. Ad oggi, infatti, “non è stata intrapresa alcuna iniziativa”. Anzi, “contrariamente agli anni precedenti, non è stato ancora avviato il processo di revisione della spesa interno al ciclo di programmazione di bilancio, quello attualmente previsto dalla Legge di contabilità e finanza pubblica, e ciò impedisce il pieno coinvolgimento delle amministrazioni nella razionalizzazione della spesa”.

Inoltre, la nomina dei due viceministri del ministero dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli e Massimo Garavaglia, a Commissari alla spending review, avvenuta al Consiglio dei Ministri del 18 aprile scorso, dieci giorni dopo è stata revocata. Quindi al momento la revisione della spesa “è completamente ferma”.

A livello organizzativo il Csc suggerisce di mantenere il coordinamento alla Presidenza del Consiglio, dove dovrebbe essere creata una delivery unit, chiamata a fissare le priorità politiche e gli obiettivi quantitativi dell’analisi La delivery unit risponderebbe direttamente al presidente del Consiglio, con cui verrebbe stabilita una lista “ristretta” di priorità politiche, ma lavorerebbe quotidianamente con l’amministrazione attraverso un piano d’azione ed obiettivi chiari.