Costruttori torinesi stremati: anche il 2017 sarà nero

Occupazione dimezzata, più di 4 aziende su 5 non investiranno

FEB 13, 2017 -

Torino, 13 feb. (askanews) – Anche il 2017 sarà un anno drammatico per le imprese costruttrici torinesi: l’84% di esse non ha in programma investimenti e circa il 40% prevede una riduzione dell’occupazione già dimezzata dagli anni di crisi. E’ la previsione del Collegio Costruttori di Torino, l’associazione che raccoglie le aziende del settore, in occasione del consuntivo 2016 che segna un nuovo anno di sofferenza: “Nell’edilizia pubblica – ha detto il presidente Alessandro Cherio, giunto al termine del suo mandato – si è registrato un crollo verticale degli investimenti con l’entrata in vigore il 20 aprile scorso del nuovo codice degli appalti. A fronte di 201 bandi di gara per circa 410 milioni di euro nel 2015, nel 2016 i bandi sono stati 169, per un totale di circa 325 milioni di euro, con un calo netto del 22%”.

Il nuovo apparato normativo, secondo i costruttori torinesi, ha peggiorato la situazione esistente: “Speriamo che nel correttivo annunciato- ha aggiunto Cherio – siano recepiti almeno alcuni elementi a costo zero che possono allargare la platea delle imprese idonee”. Anche sul versante dell’edilizia privata non ci sono novità confortanti. E’ cresciuto sensibilmente il numero delle transazioni (+26,9%), ma le compravendite riguardano soprattutto il mercato dell’usato, con un impatto irrilevante, sul magazzino di immobili invenduti delle imprese, e quindi sulla loro liquidità. I prezzi poi hanno registrato un calo del 2,2% sul 2015.

“Il settore delle costruzioni non è considerato strategico dal mondo politico – ha osservato Cherio – innanzitutto a livello centrale e di conseguenza anche dal punto di vista locale. Temi come sicurezza, impatto ambientale, rischio idrogeologico, inquinamento, manutenzione degli edifici pubblici, a cominciare dalle scuole, sono stati oggetto di dibattitti e di promesse mai mantenute o mantenute solo in parte, che avrebbero potuto rivitalizzare il settore. E servono politiche urbanistiche improntate alla riqualificazione perchè non ci si può affidare soltanto alle detrazioni fiscali. In sintesi serve una visione strategica di lungo periodo”.

Il rischio, ha comunque osservato Cherio che non sembra aspettarsi molto dai lavori Tav, è che anche in caso di una ripresa dei cantieri, buona parte del tessuto imprenditoriale si trovi dopo anni di crisi ormai in disarmo. Negli otto anni del suo mandato, il presidente Cherio ha registrato un calo dell’occupazione delle imprese associate da 18mila a 9 mila iscritti, mentre l’importo dei bandi delle opere pubbliche è passato da oltre 600 milioni a circa la metà. I premessi di costruire di edilizia residenziale sono crollati invece del 68,9% della superficie utile, mentre il credito alle imprese registra una diminuzione del 52% tra il 2008 e il 2016 con una sostanziale stagnazione dal 2013.