Istat: 9* censimento industria, un paese in profonda trasformazione

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(askanews) – Roma, 11 lug – Il mondo del non profit cresce e sidiversifica, la Pubblica Amministrazione si snellisce, ilsettore delle imprese subisce trasformazioni nel contestodella crisi e della globalizzazione. A confermarlo sono irisultati del 9* Censimento Istat su Industria e servizi,Istituzioni pubbliche e Non Profit. Alla rilevazione hannopartecipato oltre 300 mila organizzazioni non profit, 13 milaistituzioni pubbliche e un campione di 260 mila imprese(tutte quelle con 20 e piu’ addetti e circa 190 mila unita’produttive di piccole e piccolissime dimensioni).

Innovativa nel metodo e nelle tecniche di rilevazione,l’operazione censuaria si e’ caratterizzata per un uso quasicapillare del web da parte dei soggetti coinvolti nellacompilazione dei questionari. Proprio questo ha consentito lapubblicazione dei dati definitivi a distanza di soli quattromesi dalla chiusura delle rilevazioni sul campo.

Accanto ai dati tradizionali, alcuni approfondimentiinediti su occupazione, governance, internazionalizzazione estrategie finanziarie costituiscono una solida baseinformativa per un monitoraggio continuo delle trasformazionidella realta’ produttiva italiana.

Le dinamiche del sistema produttivo italiano si evinconodal raffronto tra i risultati del 9* Censimento e quellidella precedente edizione; la vivacita’ del sistema ha subitoun rallentamento negli ultimi anni a causa della crisistrutturale che ha investito gran parte dell’Europa. Il dinamismo interno al sistema e’ rappresentato anche da unfenomeno peculiare che emerge dall’indagine: l’effetto”sostituzione” tra un settore e l’altro in termini dioccupazione e unita’ economiche. Se, da una parte, diminuiscel’occupazione dipendente nell’istruzione e nella sanita’ eassistenza sociale pubblica (rispettivamente -10,3 per centoe -8,6 per cento), dall’altra aumenta contestualmente nellestesse attivita’ economiche il numero degli addetti nel nonprofit (+78mila nell’istruzione, +123mila nella sanita’ eassistenza sociale) e nelle imprese (rispettivamente +13milae +148mila). Una conferma del progressivo ampliamento deiservizi di mercato chiaramente misurato dal Censimento. – CRESCE IL RUOLO DEL NON PROFIT. Al 31 dicembre 2011 leorganizzazioni non profit attive in Italia sono 301.191, conun incremento del 28% rispetto al 2001, anno dell’ultimarilevazione censuaria sul settore. Piu’ contenuto, ma semprepositivo, il dato relativo all’incremento di istituzioni conaddetti (+9,5 per cento) con una crescita del personaledipendente pari al 39,4 per cento rispetto al 2001. Il nonprofit cresce soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, conpunte piu’ alte di presenza e attivita’ in Lombardia, Veneto,Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Il settore contasul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari,681mila dipendenti, 270mila lavoratori esterni e 5milalavoratori temporanei. Nel tessuto produttivo italiano, ilnon profit occupa una posizione significativa: il 6,4 percento delle unita’ economiche attive. Il settore dellacultura e dello sport assorbe il 65 per cento del totaledelle istituzioni non profit, seguito dai settoridell’assistenza sociale (con 25mila istituzioni), dellerelazioni sindacali e di rappresentanza (16 mila realta’),dell’istruzione e ricerca (15mila istituzioni). Il peso dellacomponente non profit nell’assistenza sociale e’significativo anche in termini di occupazione con 544 addettiogni 100 nelle imprese. Quasi la meta’ dei dipendentiimpiegati nelle istituzioni non profit (46,9 per cento) e’concentrata in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. – IMPRESE: DIECI ANNI DI TRASFORMAZIONI. Il censimentodelle imprese si e’ articolato su due livelli: il primo haconsentito di migliorare le misurazioni delle caratteristichestrutturali delle imprese e dell’occupazione e di misurarecon precisione i cambiamenti strutturali manifestatisi tra il2001 e il 2011; il secondo, basato su una rilevazione che hacoinvolto un campione di 260mila imprese, ha approfondito laconoscenza dei fattori di competitivita’ delle unita’produttive, con particolare attenzione a quelle di piccoladimensione. Il confronto tra 2001 e 2011 e’ fortementecondizionato dal 2008, anno in cui la crisi economica hainvestito i sistemi produttivi di tutti i Paesi europei edell’Italia in particolare, interrompendo una fase dicrescita che mostrava segni di accelerazione. Al 31 dicembre2011, le imprese attive sono 4.425.950, con un aumentodell’8,4 per cento rispetto al 2001. Sul territorio, siregistra un consistente aumento delle imprese nel Sud (12,2per cento), seguono Centro (11,5 per cento) e Isole (10,7 percento). Per quanto riguarda l’occupazione, la rilevazionecensuaria registra 11,3 milioni di lavoratori dipendenti, 5,1milioni di indipendenti, 421 mila esterni e 123milatemporanei. L’incremento rispetto al 2001 e’ modesto (+4,5per cento); tuttavia nel corso del 2011, circa 295milaimprese con almeno tre addetti hanno effettuato nuoveassunzioni: la percentuale piu’ alta (31,4 per cento) siregistra nell’industria. Per quanto riguarda la governance,si conferma il carattere familiare del sistemaimprenditoriale italiano, che vede in oltre il 90 per centodelle imprese con almeno tre addetti una persona fisica comesocio principale. Raramente il primo socio ha nazionalita’estera, il fenomeno e’ piu’ frequente in Toscana (5,1 percento) e Lombardia (4,5 per cento). La proprieta’ delle microimprese (tra 3 e 9 addetti)appare piuttosto stabile nel tempo: nel 72,7 per cento deicasi non vi e’ stato nel periodo 2006-2011 un passaggiogenerazionale, ne’ e’ previsto per il 2012-2016. A capo dellemicroimprese nella maggior parte dei casi si trovano uominial di sopra dei quarant’anni, diplomati, con precedentiesperienze di lavoro dipendente. Nelle regioni meridionaliuna minore eta’ media degli imprenditori si associa a unaquota mediamente piu’ elevata di imprenditori senzaprecedente esperienza lavorativa. Diminuisce il numero delle istituzioni pubbliche che, al31 dicembre 2011, sono 12.183, il 21,8 per cento in menorispetto alla precedente rilevazione del 2001. La riduzionee’ legata a una serie di interventi normativi e di processidi razionalizzazione che hanno portato negli anni allatrasformazione di enti da diritto pubblico a diritto privatoe all’accorpamento tra istituzioni diverse. Nel 2011 ilavoratori attivi della PA sono poco piu’ di 2,8 milioni,116mila i lavoratori esterni, 11mila i lavoratori temporanei,69mila i volontari impegnati nelle amministrazioni pubbliche,al netto dei militari e degli appartenenti alle forze dipolizia. Tra gli enti locali, sono i Comuni ad aver subito lapiu’ forte contrazione del numero di addetti (-10,6 percento), un po’ meno si registra nelle Regioni (-8,6 percento). Solo le Province, le Comunita’ montane e isolane e leUnioni di comuni hanno aumentato nel decennio i dipendenti(+11,3 per cento le prime, +42,9 per cento le seconde) incoerenza con l’aumento del loro numero (da 102 a 109 le primee da 355 a 573 le seconde). Tendenza opposta si osserva,invece, in Valle D’Aosta, Sicilia e Provincia autonoma diTrento che hanno visto aumentare il numero degli addetti inrapporto alla popolazione. La diminuzione del personaledipendente (-24,8 per cento) si riscontra anche nelle Altreistituzioni pubbliche (Camere di Commercio, ordini e collegiprofessionali, universita’ ed enti di ricerca). Significativaanche la contrazione (-14,2 per cento) del numero di addettinegli Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale enelle amministrazioni dello Stato: Ministeri, Agenzie delloStato, Presidenza del Consiglio. red/rf/mau