Biennale Arte, Safia Farhat: tutti i colori della Tunisia

Monumentale arazzo in mostra all'Arsenale racconta la cultura del Paese

APR 20, 2022 -

Arte Venezia, 20 apr. (askanews) – Un’opera unica, un arazzo monumentale, un dittico di oltre 3 metri (320 x 294 cm e 293 x 167cm), che porta la firma di Safia Farhat, un’artista e una donna che ha fatto la storia della Tunisia. La curatrice della 59esima Biennale d’Arte di Venezia, Cecilia Alemani, ha voluto “Gafsa & Ailleurs” (Gafsa e altrove, 1983) in mostra all’Arsenale, per rappresentare appieno il tema dell’edizione 2022, “Il latte dei sogni” che omaggia un’altra donna, un’altra incredibile artista, Leonora Carrington. L’opera giunge dal Centre des Arts Vivants (Centro di Arti) che ospita al suo interno il museo dedicato a Farhat a Radès (9 chilometri a sud-est della capitale, Tunisi). A presentarlo a Venezia è Aicha Filali, nipote di Safia e direttrice del Centro espositivo, artista a sua volta. Con i suoi colori accesi, i motivi geometrici e figurativi, i segni zoomorfi e le figure antropomorfe, tessuti con lane tinte e filate a mano, il gioco di spessori e trame diversi, “Gafsa & Ailleurs” si rifà alle tradizioni artigianali tunisine, introducendo al contempo elementi di modernità. Nata nel 1924 a Radès, scomparsa nel 2004, Safia Farhat è stata pioniera delle arti visive in Tunisia, un’artista eclettica: disegnatrice, pittrice, ceramista, tessitrice e decoratrice, ha dedicato la propria vita alla valorizzazione delle tecniche tradizionali e del patrimonio culturale tunisino, nonché all’insegnamento artistico. Fu l’unica donna, nel 1949, a far parte dell’Ecole de Tunis (la Scuola di Tunisi), il movimento artistico di origine prevalentemente europea nato negli anni Trenta di cui fecero parte noti pittori italiani quali Moses Levy (Tunisi, 1885- Viareggio, 1968) e Antonio Corpora (Tunisi, 1909 – Roma, 2004). L’opera esposta alla Biennale è un turbinio di colori, un florilegio di simboli e richiami alla tradizione della tessitura tunisina riletta in chiave moderna. Uno squarcio armonioso che descrive un cambiamento in atto e che, gli occhi e le mani di Safia, interpretano a partire dalle radici mai dimenticate, ma pronte per essere ripiantate in un futuro in cui le donne possano finalmente esprimere creatività e diritti. Cosa rappresenta quest’opera? “Safia Farhat ha lavorato molto dalla metà del Novecento nel momento in cui la Tunisia acquistava la sua indipendenza, prima e dopo anche attraverso l’Ecole de Tunis, il movimento artistico che ha voluto costruire una cultura tunisina – ha raccontato ad askanews Aicha Filali – ‘Gafsa & Ailleurs’ è parte di questa corrente ed è un’opera rappresentativa di questo processo storico e culturale”. La tradizione della tessitura tunisina assurge a materiale d’elezione, quasi simbolico per Farhat, anche se la ceramica e la pittura sono altri ambiti della sua attività artistica. “Certamente, Farhat ha lavorato su moltissimi materiali. L’opera presente alla Biennale è uno di questi materiali ma è certamente quello più evocativo, proprio perché nella cultura tunisina ci sono varie tecniche di tessitura e Safia ha voluto evidenziare quello del sud, quello del territorio da cui proveniva”. Disegni, colori, simbologie: nell’arazzo di Farhat c’è la Tunisia. “Sono rappresentati dei segni moderni e geometrici e dei segni che appartengono al vocabolario del patrimonio tunisino. Ci sono animali e moltissimi elementi che riconducono alla Tunisia storica e alla sua cultura. Farhat ha avuto il merito di impiegare le tecniche tradizionali di tessitura per lanciare un messaggio moderno”. Safia Farhat è stata una grande artista ma anche un’attivista per i diritti delle donne. “Parlare di Safia Farhat solo come artista non le rende giustizia. E’ stata una donna di cultura e un’intellettuale impegnata, ha fatto le cose in cui credeva, ha militato per la causa delle donne non appartenendo ad alcun partito politico. E’ stata direttrice della Scuola di Belle Arti, ha fondato, ad esempio, una rivista femminile che porta un nome di donna Faiza. Un’iniziativa editoriale nata nel momento in cui il presidente della Tunisia, Habib Bourguiba ha instaurato il codice dello statuto della persona che ha dato parità di diritti tra uomo e donna. Sembrano cose normali ma le assicuro che un tempo non erano plausibili. La si può definire femminista, anche se non amava essere etichettata”. L’opera di Safia Farhat è visitabile all’Arsenale dal 23 aprile al 27 novembre. (Antonella Benanzato)