Sumac Space, quarta mostra dal Medio Oriente contemporaneo

Unconquered Spirits a cura di Didem Yazici, online dal 6 aprile

APR 2, 2021 -

Milano, 2 apr. (askanews) – SUMAC SPACE, progetto dedicato all’arte contemporanea del Medio Oriente, prosegue il suo programma con la quarta mostra UNCONQUERED SPIRITS a cura di Didem Yazici, online dal 6 aprile fino al 1 giugno sulla piattaforma WWW.SUMAC.SPACE

I nove artisti invitati, 6 donne e 3 uomini, Noor Abuarafeh, Ulf Aminde, James Gregor Atkinson, Hanan Benammar, Mustafa Emin Büyükcoskun, Cansu Çakar, Istihar Kalach, Rojda Tugrul e Ülkü Süngün nelle opere qui presentate si confrontano con la discriminazione e la violenza, mettendo in discussione l’abuso delle dinamiche di potere e stravolgendo le strutture razziste interiorizzate.

“Al centro della programmazione artistica e dell’approccio editoriale di Sumac Space c’è il nostro obiettivo di far sentire voci diverse. Crediamo nel ruolo insostituibile degli artisti nel re-immaginare e modellare il nostro passato, presente e futuro e che essi debbano avere un luogo pubblico per dar voce alla loro ricerca e alle loro diverse forme di espressione.” – dichiarano Katharina Ehrl e Davood Madadpoor, curatori e ideatori di Sumac Space. UNCONQUERED SPIRITS riunisce le opere degli artisti Noor Abuarafeh, Ulf Aminde, James Gregor Atkinson, Hanan Benammar, Mustafa Emin Büyükcoskun, Cansu Çakar, Istihar Kalach, Rojda Tugrul e Ülkü Süngün.

Cosa raccontano gli eventi dimenticati o sottorappresentati nella scrittura della storia e nella politica della vita quotidiana? Se si rintracciano, dove possono condurre oggi le memorie personali e collettive, gli oggetti mancanti o le storie non raccontate? Partendo da queste domande, gli artisti si confrontano nelle loro opere con diverse forme di strutture di potere come l’istituzione, l’archivio, la discriminazione e la violenza di stato, mettendo in discussione l’abuso delle dinamiche di potere e sconvolgendo le strutture razziste interiorizzate.

In un momento in cui le ingiustizie sociali, politiche e ambientali sembrano opprimenti, si tende a perdere la speranza, la speranza di più uguaglianza, giustizia e aria fresca da respirare. In “Hope In The Dark”, un libro che traccia la storia dell’attivismo e del cambiamento sociale negli ultimi decenni, la scrittrice Rebecca Solnit ha scritto: “La resistenza è prima di tutto una questione di principio e un modo di vivere, per fare di te stesso una piccola repubblica di spirito non conquistato. Si spera nei risultati, ma non si dipende da essi”. Tutti i lavori qui presentati hanno una propria natura di protesta e un linguaggio distintivo di narrazione basato su esperienze o testimonianze personali molto diverse tra esse: attraverso un viaggio di solidarietà; un antico mosaico di Hagia Sophia; una parte non scritta della storia dell’arte mediorientale; una giustapposizione del pugno del potere nero e del saluto del potere bianco; una documentazione del sito storico Hasankeyf prima della sua distruzione; una maschera che mangia Romolo e Remo; la problematizzazione del termine ‘ideologia del deserto’ o un monologo fittizio sull’invenzione radicale delle istituzioni e dell’autogoverno, ogni opera nella mostra manifesta una forma di spirito non conquistato.