Milano, 5 dic. (askanews) – “La sostenibilità è una sfida necessaria che consente di continuare un percorso iniziato da alcuni decenni, quello della trasformazione dell’offerta del vino italiano in una prospettiva di maggiore qualità, di un forte legame con il territorio e di valorizzazione degli elementi distintivi che l’Italia può portare nella competizione internazionale”. Lo spiega ad askanews, Marco Frey, professore ordinario di Management alla Scuola universitaria Sant’Anna di Pisa, a margine della relazione su “Sostenibilità e responsabilità d’impresa nella filiera del vino”, che ha tenuto alla presentazione del Bilancio sociale 2022 del Gruppo vitivinicolo Ruffino. “Serve la capacità di pensare alla diversità come elemento intrinseco, al territorio (al terroir per dirla alla francese) come a un capitale che deve essere preservato” prosegue Frey, aggiungendo che quindi “va gestito in modo rigenerativo, cioé facendo in modo che le risorse siano utilizzate al meglio per garantire una prospettiva di lungo periodo”. “Sostenibilità significa guardare lungo, trasmettere alla future generazioni ciò che si è riusciti a costruire, tenendo conto al tempo stesso di tutte le caratteristiche connesse al capitale naturale” continua il docente, che è anche presidente della Fondazione Global Compact Italia, precisando che “la stessa biodiversità è un elemento connaturato, perché nel vino ci sono soluzioni ‘nature based’ che consentono di preservare il territorio, e questo per altro si lega anche ad un’evoluzone dei gusti del consumatore”. “Il biologico è la frontiera del vino, e quindi la capacità di costruire un percorso coerente da parte delle aziende vitivinicole può essere un’occasione di successo: i ‘first moover’ stanno già incassando dei risultati” evidenzia Frey, sottolineando che un attore importante come “la finanza da un paio d’anni a questa parte nel nostro Paese, sta guardando alla sostenibilità come un modo per dimostrare la lungimiranza e quindi l’affidabilità delle imprese”. “Fare investimenti in questo campo è dunque particolarmente ben visto – chiosa – e questo entra in gioco come ulteriore driver rispetto a questo processo trasformativo”. “L’ultimo aspetto che non deve essere omesso nel momento in cui si ragiona di sostenibilità, è unire alla dimensione economica e a quella ambientale (che, in questo caso, sono strettamente connesse), anche quella sociale: bisogna essere in grado di far sì che questo modello di sviluppo sia un elemento a tutto tondo” sottolinea l’esperto ad askanews, spiegando che “ci sono tre aspetti della dimensione sociale che sono particolarmente importanti”. “Il primo è l’intergenerazionalità e quindi la capacità di costruire assieme ai giovani questo tipo di sfida” continua Frey, ricordando che “da parte loro, a cui bisogna passare al più presto il testimone, c’è una grande attenzione e disponibilità, tanto che si sta invertendo la rotta dell’abbandono dei contesti agricoli da parte dei giovani”. “Il secondo riguarda le persone che lavorano nel vino che, se si è capaci di valorizzare le diversità, possono diventare degli attori del disegno strategico della sostenibilità” prosegue, aggiungendo che “il terzo è infine rappresentato dalla dimensione territoriale, in cui il vino diventa un elemento esperienziale che si collega strettamente all’attrattività dei territori, con l’enogastronomia e il turismo sostenibile”. “Il recupero, rilanciato dalla pandemia, di quelle ‘terre marginali’ che sono invece luoghi in cui il benessere può manifestarsi pienamente, sia per chi ci vive, sia per chi periodicamente, e magari sempre più spesso, ci si reca”.
Vino, Frey: sostenibilità sfida necessaria per una maggiore qualità
"Pensare a territorio come a un capitale che deve essere preservato"