Sono 828 mln le persone che soffrono la fame: +150 mln con la pandemia

Cesvi: progressi degli ultimi 20 anni si sono completamente arenati

NOV 4, 2022 -

Milano, 4 nov. (askanews) – Nel 2021 il numero delle persone malnutrite nel mondo è salito a 828 milioni, 46 milioni in più rispetto al 2020 e 150 milioni in più rispetto a prima della pandemia di Covid-19, con effetti evidenti nell’Africa Subsahariana, Asia meridionale, Sud e Centro America. E’ quanto emerge dal “Global hunger index” (Ghi), l’Indice globale della fame, uno dei principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo redatto annualmente da “Welthungerhilfe” e “Concern Wordlwide”. Si tratta di due organizzazioni umanitarie che, assieme a Cesvi che cura la parte italiana del rapporto, fanno parte del network europeo Alliance2015. L’analisi ha preso in considerazione 121 Paesi in cui è stato possibile calcolare il punteggio GHI sulla base dell’analisi di quattro indicatori: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni. “I progressi degli ultimi 20 anni nella lotta alla fame si sono completamente arenati, stiamo vivendo una situazione di stallo e in alcuni Paesi e regioni anche un’inversione di tendenza” ha spiegato ad askanews Valeria Emmi, Networking and Advocacy Senior Specialist di Cesvi, sottolineando che “è la prevalenza della denutrizione a preoccuparci particolarmente cioé quell’indicatore che ci dice qual’è l’insicurezza alimentare di tutta la popolazione, l’inadeguata assunzione calorica e quindi di cibo”. Rispetto al 2014 la fame è aumentata in 20 Paesi ed valutata grave o allarmante in 44 Paesi su 121, principalmente in Africa. La situazione più tragica si registra in Etiopia, Somalia e Kenya, dove una delle peggiori siccità degli ultimi quarant’anni sta mettendo a rischio la vita di milioni di persone, ma anche nello Yemen a causa della guerra. “Gli ultimi anni hanno visto il sovrapporsi di crisi protratte e crescenti – ha aggiunto Emmi – conflitti, cambiamenti climatici, pandemia da Covid-19 di fatto stanno esacerbando questa situazione, sta mettendo a rischio la popolazione nell’accesso al cibo”. “La situazione è in ulteriore peggioramento: le ultime stime di FAO-WFP prevedono che 45 milioni di persone in 37 nazioni nel gennaio 2023 avranno così poco cibo da essere gravemente malnutrite e rischiare la morte. È inaccettabile ed è necessario intervenire subito per invertire questa drammatica rotta” ha dichiarato la presidente di Fondazione Cesvi, Gloria Zavatta, ricordando che “Cesvi lavora da 40 anni in diversi Paesi del mondo per affrontare le emergenze e lo sviluppo dopo le emergenze delle varie popolazioni vulnerabili: l’anno scorso abbiamo sviluppato 130 progetti in 22 Paesi in quattro Continenti. Ad esempio, abbiamo progetti in Zimbabwe molto importanti – ha chiosato – con delle coltivazioni di arance che possono aiutare una comunità molto vasta per autodeterminarsi ed entrare in un’economia di mercato razionale che possa superare le situazioni di grave criticità di questo Paese”. Il rapporto è stato presentato all’Acquario Civico di Milano in occasione dell’inaugurazione della mostra “The last drop” del fotografo Fabrizio Spucches e curata da Nicolas Ballario, che fa un parallelo fra il conflitto in Ucraina e l’insicurezza alimentare nei Paesi del Corno d’Africa. “Rappresentano due mondi purtroppo molto vicini accumunati da quelllo che è il tema della fame, della povertà e delle popolazioni vulnerabili” ha spiegato ad askanews la presidente del Cesvi, concludendo “è molto interessante ci tocca il cuore, ci tocca l’anima, ma ci può dare anche una speranza per trovare le soluzioni per affrontare queste criticità e poter aiutare a risolverle”.