Dopo il lockdown la cultura riparte dall’Aquila e Celestino V

Martedì 19 maggio festa con Cristicchi e il violino di Quarta

MAG 15, 2020 -

Roma, 15 mag. (askanews) – Un omaggio al Papa Santo Celestino V il 19 maggio, giorno in cui si celebra la ricorrenza dei 724 anni della sua scomparsa. “Ho sognato Celestino”, questo il titolo della cerimonia che si svolgerà martedì prossimo alle 17:30 nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila. Prodotto dal Teatro stabile d’Abruzzo è incentrata sul testo scritto dal direttore dello stesso Tsa, Simone Cristicchi (che lo interpreterà), insieme con Matteo Pelliti; la parte musicale è affidata al violinista Alessandro Quarta, già protagonista nella scorsa edizione della Perdonanza, quando ha accompagnato l’esibizione del Volo.

Ad illustrare l’evento sono stati, in videoconferenza, il sindaco del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi, e dal presidente del Tsa, Pietrangelo Buttafuoco. “Si tratta di un appuntamento di valore assoluto per una serie di motivi. – ha commentato Biondi – Innanzitutto perché cade il giorno dopo la riapertura delle chiese in Italia per le funzioni liturgiche, nell’ambito della fase due dell’emergenza coronavirus e a seguito del protocollo sottoscritto tra il Governo e la Cei, e poi perché va inteso come la celebrazione sia del Pontefice Santo che ha promulgato la Bolla del Perdono con cui venne istituito il primo Giubileo della storia (a dicembre la Festa della Perdonanza è stata riconosciuta patrimonio immateriale Unesco), peraltro compatrono dell’Aquila, sia del recente riconoscimento della Commissione dell’Unione Europea e di Europa nostra per il restauro della Basilica di Collemaggio. Crediamo di essere i primi in Italia, se non i primi assoluti, ad allestire una iniziativa di questo genere in un momento così complesso della nostra storia, e ci auguriamo che la stessa possa rappresentare un esempio di rilancio dell’attività culturale nazionale, che è anche un pilastro della nostra economia. Il virus, purtroppo, ha mietuto tante, troppe vittime. Ma non può uccidere le comunità e la loro legittima aspirazione di esprimersi attraverso uno dei più significativi elementi identitari che le contraddistingue, e cioè la cultura. Con tutte le precauzioni del caso, ovviamente”. (Segue)