Roma, 17 ott. (askanews) – “Oggi, 17 ottobre, non partecipiamo all’incontro convocato al dipartimento delle politiche sociali. Questa volta saremo noi le assenti. La Raggi e le sue assessore stanno ignorando la nostra richiesta di ulteriore proroga al distacco delle utenze della Casa delle Donne Lucha y Siesta come da noi chiesto nel precedente incontro ai fini di vagliare tutte le ipotesi di risoluzione del problema, e nell’ignorare tale richiesta hanno dichiarato guerra a noi e a tutte le donne della città”. Così il comitato delle donne della Casa di accoglienza LuchaySiesta, sotto sfratto dalla Giunta Raggi perché inserita nel concordato fallimentare di Atac come garanzia patrimoniale. “In questi due anni abbiamo continuato a credere che fosse possibile aprire un dialogo fondato almeno sul “buonsenso” – continuano dalla casa – fino in fondo ci abbiamo sperato, fino a quest’ultima convocazione. Perché la Politica siamo abituate a praticarla anche così, attraverso la dialettica delle parti e la ricerca di soluzioni condivise nell’interesse di tutt*. Ma è evidente come i 5Stelle alla pratica politica del dialogo preferiscano l’assenza del silenzio, fa molto più male l’acqua stagnante in cui ci hanno lasciato che non una faticosa opera di mediazione, è molto più violento e oppressivo il fare finta di recepire delle richieste per poi fare ciò che si è stabilito a priori, senza alcuna trattativa reale”. “Sì, noi ci abbiamo creduto, anche nell’ultimo mese e mezzo, anche dopo la creazione del Comitato Lucha alla Città a cui hanno aderito più di 1000 persone, tra singoli ed associazioni, anche dopo le nostre dichiarazioni di voler partecipare all’asta pubblica per continuare a dare Lucha alla città, anche dopo aver chiesto alla Giunta di prendere una posizione Politica riconoscendoci un diritto di prelazione in sede d’asta – sottolineano le donne – anche dopo gli incontri avvenuti con la delegata alle politiche di genere Fruci, con la Sindaca Raggi in persona e con la neo Assessora alle politiche sociali Mammì e con la sua capo staff Filipponi. Perché pensiamo che la Politica abbia il potere e la vocazione di rendere possibile ciò che è impossibile”. “Ma niente di ciò che abbiamo chiesto è stato accolto, nessuna risposta sul diritto di prelazione se non un rimandarci la risoluzione del problema, riducendolo a tecnicismo giuridico e svuotandolo del portato politico – denunciano dalla casa – nessuna intenzione di riconoscere il valore sociale, politico, culturale della Casa delle Donne di via Lucio Sestio. Per la loro ottusa legalità continuiamo ad essere una mera occupazione senza titolo e, in quanto tale, da “regolarizzare” perché illegale, “sanabile” solo con uno sgombero”. “A nulla valgono i 6 milioni di euro che abbiamo fatto risparmiare all’amministrazione pubblica tutta in 11 anni di lavoro volontario in cui quelle stesse istituzioni che ci definiscono ‘illegali’ ci hanno ‘spremuto come limoni’ perché carenti di servizi – lamentano ancora dalla casa – a nulla valgono più di mille donne accolte, a nulla valgono le migliaia di iniziative culturali svolte, a nulla vale la sperimentazione di un progetto unico in tutta Roma, a nulla vale la voce di migliaia di persone, associazioni, comitati, sindacati che stanno chiedendo di salvare Lucha attraverso il comitato ‘Lucha alla Città’. Perché la democrazia diretta targata 5stelle è un gioco di prestigio virtuale e non ha nulla di reale, in questa città le voci dal basso non vengono mai ascoltate ma represse o incasellate in strutture rigide da mettere a bando, snaturandone così forme e contenuti”. Virginia Raggi e le sue assessore, secondo le donne della casa LuchaySiesta “adottano la stessa violenza del sistema patriarcale dominante praticando la tecnica tanto cara a tiranni di antiche e moderne memorie, quella del divide et impera. Non hanno convocato il comitato Lucha alla città, nel mentre progettano fumose soluzioni abitative per le donne che vivono oggi nella Casa, proponendo loro una nuova presa in carico da parte dei servizi sociali comunali, agendo una doppia violenza su di loro perché saranno costrette a narrare nuovamente la propria storia, a sradicarei da una comunità che è rete di sostegno e mutuo aiuto, proponendo una ricollocazione in appartamenti di cui non è chiara la messa in sicurezza né tanto meno l’organizzazione interna. Tutto nella speranza di dividere e imperare sulle macerie di Lucha y Siesta”. Così, attaccano “la furia moralizzatrice a 5stelle lascia che la città soffochi per la monnezza mentre chiudono le case delle donne, si sgomberano gli spazi sociali e culturali, si soffocano sperimentazioni che non assecondando la stretta gabbia delle regole stantie, spinta com’è dall’ossessiva paura di cadere in accuse di favoritismo. Non sa riconoscere la differenza tra il valorizzare le esperienze pluriennali, radicate in un territorio, da logiche e pratiche clientelari. Salvare e riconoscere un’esperienza che già funziona non significa accordare un privilegio, ma è un atto di intelligenza. Noi non ci stiamo. Diamo Lucha alla citta!”, concludono dalla Casa delle donne.