Ssn con troppe differenze fra Regioni: al sud si muore di più

Rapporto Osservasalute, Ricciardi (Iss): è fallimento. Si cambi

APR 19, 2018 -

Roma, 19 apr. (askanews) – Troppe differenze fra regioni, sia nell’accesso alle cure che nella presa in carico dei pazienti. Anche se in Italia si muore meno per tumori e malattie croniche, questo succede solo dove la prevenzione funziona. E’ la situazione fotografata dal Rapporto Osservasalute presentato all’Università Cattolica di Roma.

Si registrano piccoli passi avanti sugli stili di vita, aumenta la pratica sportiva, ma aumentano anche gli obesi e non diminuiscono i fumatori. In Italia si osservano livelli di cronicità e non autosufficienza tra gli anziani superiori alla media europea, a farne le spese sono soprattutto le donne. Non a caso siamo addirittura al 15esimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per speranza di vita alla nascita senza limitazioni fisiche. Ma vivere più a lumgo non sigmnifica vivere meglio: persiste il divario Nord-Sud, con ricadute anche gravi sulla salute degli italiani lungo lo Stivale, come si vede anche dall’ampia disparità in Italia sulla capacità di prevenire e curare alcuni tipi di tumore. Tali criticità si registrano soprattutto in alcune regioni del Centro Sud. Nelle aree del Centro-Nord la sopravvivenza ai tumori è largamente omogenea per tutte le sedi tumorali esaminate, indicando una sostanziale equivalenza non solo dei trattamenti, ma anche delle strategie di diagnosi (introduzione dei programmi di screening), mentre al Sud e Isole risulta generalmente inferiore della media del Centro-Nord.

“E’evidente il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni. Rimane aperto e sempre più urgente il dibattito sul ‘segno’ di tali differenze. Si tratta di differenze inique perché non ‘naturali’, ma frutto di scelte politiche e gestionali”, ha detto il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, presentando il Rapporto.

“È auspicabile – ha detto – che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno”. E se sale la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia, pur restando più bassa che in altri Paesi, aumenta la quota di denaro che i cittadini spendono di tasca propria per curarsi, attestatasi nel 2015 a 588,10 euro pro capite con un trend crescente dal 2002 a un tasso annuo medio dell’1,8%. In valori assoluti, la spesa privata pro capite più alta si registra in Valle d’Aosta con 948,72 euro e la più bassa in Sicilia con 414,40 euro.