Appalto Palazzo M. Militare, 5 accusati di abuso d’ufficio e falso

Deposito degli atti da parte del pm Stefano Rocco Fava

NOV 7, 2017 -

Roma, 7 nov. (askanews) – Un appalto per migliorare la sicurezza di ‘Palazzo Marina’, la sede ministeriale della Marina Militare a Roma e gli interessi di una sorta di gruppo d’affari. Sono questi gli ingredienti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma che è arrivata nelle ultime ore al deposito degli atti nei confronti di 5 persone accusate, a vario titolo ed a seconda delle singole posizioni, di abuso d’ufficio e falso. Sotto accusa ci sono un ufficiale della stessa Marina Militare, Antonio Rizzo, e i manager delle società Vitrociset e Bmd: Giovanni Mazzini, Giovanni Macellari, Andrea Virtuoso, e Manuel Fabrianesi.

In particolare il pm Stefano Rocco Fava imputa a Rizzo, capo del servizio del Centro Telecomunicazioni e informatica della Marina, che “in qualità di responsabile del procedimento di affidamento dei lavori di implementazione e ammodernamento degli impianti di sicurezza presso il Palazzo Marina di Roma ometteva di segnalare all’amministrazione aggiudicatrice l’esistenza di un subappalto illegittimo in quanto non autorizzato ed avente ad oggetto una quota superiore del 30% dei lavori, tra la Vitrociset Spa, impresa aggiudicataria e la Bmd Srl”.

Quindi facendo cadere in errore il direttore del ‘Maritele’, al fine di ottenerne l’autorizzazione, e per facilitare “il contratto di subappalto nel frattempo sottoscritto dalle predette società retrodatato, procurando intenzionalmente alla Vitrociset Spa e alla Bmd Srl un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nel corrispettivo previsto per l’appalto pari a 95 mila e 680 euro, e arrecando intenzionalmente all’Amministrazione aggiudicatrice un danno ingiusto consistito nella mancata possibilità di risolvere il contratto con l’impresa appaltatrice”. 

L’accusa di falso è poi contestata ai manager delle aziende in concorso con l’ufficiale, perché tramite “l’inganno” facevano cadere in errore il capitano, rispetto alla “legittimità del contratto facendogli attestare falsamente, quale premessa implicita avente fede privilegiata dell’autorizzazione del subappalto, che lo stesso avesse i requisiti di legittimità ovvero il contratto fosse stato depositato presso la stazione appaltante almeno venti giorni prima dell’inizio dei lavori e che lo stesso avesse ad oggetto una quota non superiore al 30% dell’opera commissionata”.