Lo smartworking minaccia il futuro della ristorazione collettiva

Scarsciotti (Oricon): quadro drammatico, fatturato 2020 1,4 mld

OTT 28, 2020 -

Milano, 29 ott. (askanews) – Le misure di contenimento imposte dalla pandemia stanno mettendo in ginocchio un settore come quello della ristorazione collettiva, che nel 2022 rischia di sparire in assenza di interventi mirati e tempestivi. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione, Carlo Scarsciotti, che, numeri alla mano, traccia un quadro a tinte fosche del comparto proprio mentre la seconda ondata di contagi rimette in discussione i timidi segnali di ripresa registrati nei mesi scorsi:

“Facendo un rapporto coi dati macroeconomici che prevedono un calo del Pil del 9%, il quadro della ristorazione collettiva è drammatico e inquietante, è quanto emerge dal secondo rapporto Oricon che dà una previsione di calo del fatturato di un terzo a fine 2020 che significa un 1,4 mld di ricavi e mal contati 290 milioni di pasti”.

Nei primi otto mesi di quest’anno la ristorazione collettiva, stando ai dati della Seconda Indagine Oricon, ha registrato un calo del 37% del fatturato, che corrisponde a circa un miliardo di euro e 210milioni di pasti in meno. Un dato nel quale pesa la ristorazione scolastica che, con la sospensione anticipata delle lezioni, ha perso tra gennaio e agosto il 60% dei suoi ricavi. In prospettiva, sulla scuola il calo atteso a fine anno è del 51%, eppure non sono questi i numeri che agitano di più il comparto:

“Quello che ci preoccupa di più è la parte aziendale perché nell’aziendale noi avevamo previsto una timida ripresa e invece con lo smartworking abbiamo un 40% in meno di ricavi che vale circa 500 milioni, è un settore che rischia di non rialzarsi più”.

Ad oggi in Italia ci sono circa 4 milioni di persone che lavorano da remoto, una realtà che vanifica gli accenni di ripresa palesatisi a maggio e giugno col rientro seppure parziale sui luoghi di lavoro. E le prospettive non sono rosee per il comparto se come emerso da una ricerca dell’Associazione direttori del personale oltre il 68% del campione prolungherà lo smart working oltre la fine dello stato di emergenza:

“Nel settore dei ristoranti aziendali il 40% del fatturato lo abbiamo perso quest’anno, se continua così nel 2021 ne perderemo altrettanto nel 2022 la ristorazione aziendale non esisterà più. Esisterà soltanto il ristorante aziendale nei settori manifatturieri e anche lì le strutture amministrative sono in smartworking per cui ho detto prima che è inquietante abbiamo mense aperte per gli operai e non per gli impiegati”.

Il calo dei ricavi nella ristorazione collettiva, che in Italia conta 1.000 aziende e un totale di 96 mila addetti, ha una immediata e pericolosa ricaduta occupazionale

“A settembre fra tutti i settori avevamo 39mila persone in cig o in assegno ordinario, se dovesse crollare la ristorazione aziendale perderemmo 20mila posti di lavoro posti di lavoro a tempo indeterminato e per l’80% donne. Quindi è un disastro dal punto di vista sociale importante”.

Di qui un appello a governo e istituzioni affinchè intervengano a sostegno del settore. Quello che chiedono le aziende della ristorazione collettiva è l’accesso a una integrazione salariale straordinaria indipendentemente dal ricorso all’integrazione, ordinaria o straordinaria, dell’azienda che appalta il servizio e l’inserimento del comparto tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia secondo quanto previsto dal Dpcm del 24 ottobre. Ma non solo:

“Noi per il distanziamento e per le ore di lavoro in più abbiamo circa 80 centesimi in più circa un 20% noi chiediamo a governo ed enti locali che vengano superati i patti di stabilità e vengano rese indenni le aziende di questi extracosti rispetto al dramma che stiamo vivendo come perdita di ricavi”.