Roma, (askanews) – Più di 250 opere provenienti da circa 80 musei nazionali e internazionali attraversano l’immaginario del poeta delle Metamorfosi nella mostra “Ovidio. Amori, miti e altre storie”, dal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019 alle Scuderie del Quirinale a Roma. All’ingresso si viene subito accolti dalle installazioni al neon dell’artista statunitense Joseph Kosuth, ispirate ai testi ovidiani. La curatrice della rassegna e docente presso il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova, Francesca Ghedini:
“Iniziando dal piano inferiore la Venere Callipigia è sicuramente la star della mostra, perché è di una tale bellezza che riunisce tutto ciò che Ovidio voleva raccontare sull’amore, bellezza, seduzione, erotismo, piacere fisico, serenità , allegria, nessuna cupezza, proprio l’amore come lo concepiva il poeta”
Poi ci sono alcune statue che io amo in maniera particolare, come la Leda di Venezia, che mostra questa fanciulla bellissima abbracciata a questo gigantesco cigno in cui è nascosto Giove (e anche qui con una sensibilità estremamente accentuata)
“Il Narciso del Domenichino è importante perché mostra quello che è uno dei fili conduttori che abbiamo voluto spargere nella nostra mostra accanto al Narciso del Domenichino, c’è uno dei primi libri a stampa con una raffigurazine che mostra la stessa identica posizione”
E ancora, raffigurazioni delle storie ovidiane ad opera di artisti moderni dal Quattrocento al Settecento come Benvenuto Cellini, Tintoretto, Ribera, Poussin e Batoni:
“Il gioco parola-immagine, immagine-parola è quello che conduce il visitatore attraverso la mostra. Ogni opera è in strettissimo rapporto con le parole del poeta. Il poeta ha creato un immaginario e io spero di essere riuscita ad accompagnare il visitatore nel suo mondo fantastico, che è ancora il nostro mondo fantastico”.
Il percorso espositivo si snoda tra affreschi provenienti da Pompei, sculture d età imperiale, circa 30 antichi testi – tra cui preziosissimi manoscritti – e capolavori come la “Venere pudica” di Botticelli. Giulia Salvo, del team curatori:
“Abbiamo un grande debito nei confronti del Museo archeologico nazionale di Napoli, perché ci ha prestato quasi 80 opere e poi in generale le opere moderne e i codici vengono dai musei di tutta Europa. Abbiamo cercato di raccogliere opere eterogenee e variegate per mostrare come la fortuna di Ovidio travalichi anche i confini e oltretutto molte delle opere vengono anche dalla Romania, dove Ovidio era stato esiliato”.