Roma, (askanews) – Si chiamano “Alt”, “Canc”, “Esc”, “Control”: in una Milano iper-contemporanea, alle porte dell’estate, e in un mondo dominato senza alternative dalla “merda” (il denaro) questi quattro sbandati fondano una start-up per lo spaccio di droga. E’ il pretesto scelto da un collettivo di scrittori, “Macello”, per indicare una via di “resistenza” al clima del tempo, e alle sue oppressioni.
Sono quattro scrittori – due bocconiani, uno studente di lettere, una modella tatuata, che hanno scelto la strada della letteratura per lanciare il loro messaggio sovversivo: “non ci riconosciamo in questa società” dice lapidariamente uno di loro, che abbiamo incontrato rigorosamente mascherato negli studi di Askanews.
Ma ben oltre l’uso mistico e politico delle droghe, “Romanzo selvaggio” è un grande lavoro sulla lingua. E anche qui lo scrittore mascherato… non si nasconde: “non ci riconosciamo in alcun scrittore contemporaneo, perlomeno in nessuno di quelli che vincono i grandi premi, perché usano un linguaggio di plastica che plastifica le coscienze”. E la novella si conclude con una sorprendente “preghiera”.