Gli effetti della pandemia sull’emigrazione italiana all’estero

L'intervento della curatrice del rapporto Migrantes

GIU 4, 2020 -

Roma, 4 giu. (askanews) – In video collegamento con “l’Italia con Voi”, la trasmissione di Rai Italia dedicata ai connazionali all’estero, Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, si sofferma sui possibili effetti della pandemia sull’emigrazione italiana all’estero, specie quella giovanile.

Per via del coronavirus, “lo scenario è sicuramente cambiato, ma è prematuro dire come – avverte Licata, sottolineando come “i dati sono attualmente confusi e c’è bisogno di una sistematizzazione e soprattutto che passi il momento convulso dovuto all’emergenza che stiamo vivendo. Per noi studiosi ora l’attesa è la cosa migliore per capire cosa sta succedendo in uno scenario sconvolto anche dal punto di vista della mobilità italiana”.

A proposito della domanda sul “che fare?”, che sin dall’inizio dell’emergenza sta assillando i connazionali che si trovano all’estero e le famiglie rimaste in Italia, Licata ricorda come “storicamente in Italia la componente familiare ha un ruolo da protagonista nella scelte migratorie; un’esperienza migratoria è sempre corale ed è sempre familiare, quella che viviamo è sicuramente una situazione straordinaria e i sentimenti forti, la paura in primis, ha attanagliato tutti, al di là di dove ci troviamo”. “Non c’è quindi una risposta univoca al Che fare? – rileva Licata. “La cosa migliore sarebbe affidarsi al buon senso e cercare la soluzione più giusta rispetto alle persone coinvolte nel percorso migratorio, sia i giovani che sono all’estero che le famiglie in Italia, e la soluzione deve essere trovata con l’attenzione al benessere di tutti. Bisogna inoltre considerare – aggiunge Licata, – come nel caso degli studenti in mobilità, forse i più giovani soggetti dell’emigrazione, che sono state trovate risposte formali e informali di accompagnamento dal punto di vista nazionale e che c’è tutta una rete di sostegno, anche informale, che aiuta ad individuare la risposta giusta per il benessere delle persone coinvolte”.

“Quello che questa pandemia ha provocato, a mio parere, è la messa in discussione di un principio che ormai non riconoscevamo neanche più, quello della libera circolazione; paradossalmente lo riconoscevamo solo quando volevamo limitare la libertà di movimento di qualcun altro, ma per noi il viaggio – di lavoro, di piacere etc. – era una routine consolidata. Oltre a ciò l’epidemia ha accelerato meccanismi che già sperimentavamo, come il lavoro a distanza, la genitorialità a distanza e gli affetti a distanza – rileva la curatrice del Rapporto Italiani nel mondo, che evidenzia l’importanza di cogliere il significato e le potenzialità di questo “essere diversamente presenti”: “indipendentemente dal luogo geografico in cui ci troviamo e dalla distanza dal contesto da cui si è partiti, possiamo essere presenti e partecipare attivamente a quella che è la realtà e ai diversi contesti con cui abbiamo a che fare”. È proprio attraverso questa presenza, che la mobilità può e deve essere considerata “una risorsa, soprattutto per l’Italia, se pensiamo – rileva Licata – che nell’ultimo anno sono 196 le destinazioni in cui è stata rilevata la presenza degli italiani all’estero”.

Un altro fronte importante per le ripercussioni sulla mobilità sarà la gestione della crisi economica innescata dalla pandemia, anche all’interno della Penisola: “riemergeranno forti discrasie all’interno dello stesso territorio italiano e si riaccenderanno vecchi divari che da sempre sono stati parte delle analisi e dei discorsi sul nostro Paese. Speriamo – auspica Licata – che si abbia la lungimiranza di intervenire con modalità nuove e forti di quanto la storia ci ha insegnato in passato, per poter riprendere un percorso di crescita globale del Paese, pur tenendo conto dei diversi contesti”.