Roma, 7 ott. (askanews) – Al via il progetto “Ita0039”, per arrivare a certificare i ristoranti italiani all’estero. L’impresa di certificazione Asacert ha firmato con il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, Coldiretti e a Filiera agricola italiana il piano di lavoro per il progetto che mira, per ora, a a certificare 7mila esercizi commerciali di ristorazione all’anno.
Asacert, spiega il Sole24ore, non è solo un caso aziendale di successo, ma l’inizio di un percorso senza precendenti, per “mettere un marchio autorevole a quei ristoranti che in tutti i Paesi del mondo usano l'”italianità” in modo appropriato, usando prodotti realmente italiani, e, indirettamente, far emergere quel sottobosco di finzione che nuoce non solo ai clienti ma anche all’Italia.
Oltre ad Asacert, impresa di certificazioni che ha sede a Cormano (Milano), al ministero delle Politiche agricole Coldiretti e Filiera agricola italiana, l’iniziativa coinvolgerà anche Poste italiane, incaricata di un supporto logistico alle attività che vogliano rifornirsi unicamente con materie prime italiane.
Tra pochi mesi, secondo il Sole, Asacert stringerà un accordo con un partner tecnologico per lanciare una app per la segnalazione dei “veri ristoranti italiani nel mondo”.
“Nel mondo ci sono tanti “fake”, soprattutto nella ristorazione, che sfruttano il marchio italiano e da cui bisogna tutelarsi – ha detto il presidente di Asacert Fabrizio Capaccioli – basti pensare che si usano inappropriatamente parole come «parmesan» e «mottadella», dichiarando i prodotti italiani».
Asacert ha sedi anche a Roma, Bari, Manchester, Dubai e in Georgia, con 65 dipendenti e 6,5 milioni di fatturato. Una piccola realtà che è riuscita a crescere grazie alle certificazioni in tutti i settori, dall’ambiente all’informatica, dalla sicurezza sul lavoro all’alimentare. Ed è proprio quest’ultimo comparto che ha ispirato il progetto Ita0039.
La certificazione non sarà chiaramente un obbligo, ma l’idea è di dare credibilità alle attività che vogliono affermarsi sul mercato, con prevedibile ritorno a livello economico.
“Abbiamo già verificato 30 ristoranti nel Regno Unito e in molti di questi abbiamo riscontrato dei problemi. Anche in catene famose gestite da italiani i prodotti non erano italiani, e non abbiamo potuto rilasciare la certificazione», ha detto Capaccioli al Sole24.
Il metodo usato da Asacert è l’esperienza diretta dei certificatori, che si recano nel ristorante e controllano con un audit interno tutta la filiera alimentare. Gli esercizi commerciali devono rendere trasparenti credenze e cucine.
Non ci sono dati certi sulla ristorazione italiana nel mondo, a riprova dell’anarchia nel settore. I ricercatori di Asacert sono riusciti a fare una ricerca attendibile, partendo dalle iscrizioni alle Camere di commercio. Al di fuori del territorio italiano, esistono oltre 90mila imprese ufficialmente registrate, tra ristoranti, pizzerie e pasticcerie, che si autonominano “italiane”. A livello mondiale il volume d’affari generato dalla cucina italiana si stima pari a 209 miliardi di euro, di cui 60 miliardi in Cina e 56 miliardi negli Usa.