Milano, 28 nov. (askanews) – La Francia si riconferma il Paese più virtuoso al mondo. A decretarlo è la terza edizione del Food Sustainability Index (FSI) l’indice che analizza le performance di 67 Paesi in base alla sostenibilità del loro sistema alimentare e al reddito. I Paesi presi in esame dall’Index rappresentano oltre il 90% del PIL globale e i 4/5 della popolazione mondiale. Il Food Sustainability Index è stato sviluppato dal Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) in collaborazione con The Economist Intelligence Unit. L’edizione 2018 si concentra principalmente sulle best practices nel campo della sostenibilità alimentare che contribuiscono a raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ed è stato presentato in occasione del nono Forum della Fondazione BCFN su Alimentazione e Nutrizione che si sta tenendo a Milano.
La Francia – spiegano i relatori – rimane leader indiscussa in sostenibilità alimentare, grazie all’ottima performance ottenuta sui tre pilastri alla base del Food Sustainability Index: spreco di cibo, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali. Il Paese d’Oltralpe viene riconosciuto il migliore per aver adottato politiche concrete per la riduzione dello spreco, sia a livello industriale che domestico, in un mondo dove circa un terzo di tutta la produzione globale di cibo viene buttata via. Tra i casi virtuosi, la legge che impone ai supermercati di ridistribuire agli enti di beneficenza che servono le comunità povere il cibo avanzato o prossimo alla scadenza, ma anche la costruzione di infrastrutture solide in grado di minimizzare le perdite lungo la catena di distribuzione.
Tra i Paesi a basso reddito, il Ruanda mostra la performance complessivamente migliori. Se da una parte le abitudini alimentari del Paese sono caratterizzate da diete a basso contenuto di zuccheri, grassi saturi e sodio che permettono al Ruanda di distinguersi tra quelli della stessa fascia per le sfide nutrizionali, dall’altra la malnutrizione rimane un problema che deve essere affrontato prontamente. La prevalenza della denutrizione è elevata (41,1% della popolazione, secondo i dati della FAO) così come la ridotta altezza per età causata proprio dalla malnutrizione cronica tra i bambini sotto i cinque anni. Tuttavia, il Ruanda è il Paese con i migliori risultati tra quelli dell’Africa subsahariana sul fronte della carenza di micronutrienti. Il Ruanda si distingue anche per pratiche agricole sostenibili come, per esempio, la sostenibilità dei prelievi di acqua destinata all’agricoltura proveniente da fonti rinnovabili. Un indicatore fondamentale perché l’agricoltura è responsabile nel mondo del 70% dei prelievi globali di acqua dolce.
Tra i 23 Paesi a medio reddito, la Colombia quello che si distingue maggiormente in agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali. L’agricoltura sostenibile, così come la buona gestione e la conservazione delle risorse idriche, rappresentano i punti di forza del Paese. Tuttavia, ci sono ancora margini di miglioramento in una serie di settori, ad esempio sul fronte delle sfide nutrizionali. Pur avendo la Colombia un’alta prevalenza di sovrappeso e obesità (il 59% degli adulti e il 24% di bambini e adolescenti), il Paese sta puntando molto sull’educazione alimentare e, dal 2012 ha avviato un Piano Nazionale sulla Sicurezza Alimentare e Nutrizionale (PNSAN), un programma educativo che promuove diete salutari e programmi ad hoc sulla base delle differenti necessità della popolazione.
“I sistemi alimentari sostenibili sono fondamentali per raggiungere gli SDGs entro il 2030 – ha commentato Martin Koehring, redattore capo di The Economist Intelligence Unit -. Vi sono forti connessioni tra gli SDGs e i tre pilastri alla base dei sistemi alimentari: economia, società e ambiente. La nostra ricerca consente di confrontare i Paesi sulla base della qualità del loro sistema alimentare e di mettere in evidenza le migliori pratiche che responsabili politici, organizzazioni della società civile, settore privato, mondo accademico, ricerca e media possono utilizzare per elaborare piani di sviluppo verso sistemi alimentari più sostenibili in linea con gli SDGs”.