Roma, 27 mar. (askanews) – Dopo il “Piano Regolatore del Vino” un nuovo strumento di pianificazione al servizio di Comuni, borghi e territori a vocazione enogastronomica. Il cibo e l’agricoltura diventano materia per urbanisti, architetti e sociologi dell’ambiente. Le prime iniziative a Toronto e Calgary in Canada e in Regno Unito a Bristol
Città e campagna saranno più vicine e più integrate con l’Urban Food Planning, un nuovo strumento di pianificazione e riorganizzazione dei territori a vocazione enogastronomica. Questo filone dell’urbanistica e della gestione ambientale muove i primi passi in Italia grazie a un ambizioso progetto dell’Associazione Nazionale Città del Vino. Progetto che rappresenta la naturale evoluzione dei Piani Regolatori del Vino. L’Urban Food Planning è infatti la nuova frontiera dello sviluppo sostenibile di città e aree metropolitane, un programma complesso che parte da valutazioni semplici e quotidiane: il cibo, al centro della nostra vita, ha evidenti connessioni con l’ambiente e il paesaggio, pone questioni di democrazia alimentare, problemi per i paesi ricch, costi occulti per il sistema sanitario ed è volano per le economie locali ma anche motivo di viaggio e scoperta dei territori.
Sulla base di tali implicazioni le Città del Vino stanno promuovendo tra i 407 Comuni associati questo innovativo strumento di programmazione urbanistica e rurale che mette l’agricoltura al centro del futuro.
A curare il progetto per le Città del Vino è Davide Marino, professore di “Economia del Gusto” all’Università del Molise. “Le Città del Vino hanno promosso strumenti innovativi come i Piani Regolatori del Vino, di grande interesse culturale oltre che di pianificazione – Marino – ma oggi possiamo proseguire su questa linea con uno strumento più aggiornato ed evoluto, l’Urban Food Planning, già sperimentato e adottato all’estero.
Con il nuovo approccio il cibo e l’agricoltura divengono elementi centrali di una città o di una rete di Comuni e territori per un nuovo assetto delle funzioni paesaggistiche, economiche, sociali, ambientali, culturali e logistiche. A Milano, Parma e Torino si sta sperimentando la food policy, che qualifica la qualità del cibo, delle mense, etc, ma altra cosa – sottolinea Marino – è la pianificazione attorno al cibo, intesa come un’estensione dei piani regolatori”.
L’Urban Food Planning è un modello di rioganizzazione di città e territori che sta incontrando un clima di favore nel mondo anglosassone, in particolare in Canada e Regno Unito.