Ambiente Roma, 5 ago. (askanews) – Si sono svolti a fine luglio nell’area intorno all’Asinara e alla Costa Nord Occidentale della Sardegna i monitoraggi realizzati da ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e dal Parco Nazionale dell’Asinara nell’ambito del progetto STRONG SEA – Survey and TReatment ON Ghost nets SEA LIFE, utili a rilevare e mappare la presenza di ALDFG (Abandoned, Lost or otherwise Discarded Fishing Gear), attrezzi da pesca abbandonati o smarriti che giacciono nell’ambiente marino, deturpando e distruggendo gli habitat praterie di Posidonia oceanica e Coralligeno. Il progetto mira alla tutela, conservazione e miglioramento dello status degli habitat, scelti per il loro elevato valore ecologico e ambientale e per la loro rappresentatività nell’area di studio. Gli ALDFG rinvenuti in hotsposts identificati nell’area di studio, verranno rimossi in una fase successiva senza arrecare ulteriori danni all’habitat, o inattivati, in modo da ridurre al minimo la pesca fantasma, evitando di stressare oltremisura gli habitat sui quali insistono. Il progetto, finanziato nell’ambito del programma LIFE, settore prioritario Natura e Biodiversità, sui fondi stabiliti nella programmazione 2014-2020, è formalmente iniziato nel dicembre del 2021 e ha una durata di 5 anni. ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è coordinatore insieme a 5 partner associati, 3 enti pubblici e 2 partner privati: il Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna, il Parco Nazionale dell’Asinara – Area Marina Protetta, MCM Consorzio Coop Produzione Lavoro e Agris – Agenzia Regionale per la Ricerca in Agricoltura. Il presidente dell’Ispra, prefetto Stefano Laporta, spiega: “Si è appena conclusa la fase di monitoraggio degli attrezzi da pesca dispersi nell’area del golfo dell’Asinara del progetto Life Strong Sea. I ricercatori di ISPRA e AGRIS, in collaborazione con il Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale, si sono imbarcati e hanno esplorato le zone indicate da pescatori e diving center, rinvenendo nasse e reti abbandonate, sia da strascico che da posta. È stata una fase molto importante per il progetto, perché ha permesso di capire dove e come agire per la rimozione delle reti e dove invece sarà più opportuno rendere inattivi gli attrezzi dispersi. Le rimozioni verranno effettuate a settembre e saranno condotte da biologi marini che opereranno secondo il principio della tutela degli habitat interessati, mirando a tutelarne lo stato di conservazione. Vista la complessità delle immersioni, i ricercatori si avvarranno della preziosa collaborazione dei sommozzatori della Polizia di Stato, già presenti durante le operazioni di monitoraggio appena concluse”. Per il commissario e il direttore del Parco nazionale dell’Asinara Gabriela Scanu e Vittorio Gazale, si tratta di un servizio concreto e fondamentale a favore della tutela dei fondali dell’area del Golfo dell’Asinara e che vede lavorare insieme un partenariato qualificato e autorevole e le marinerie dei pescatori che in questo modo vengono ulteriormente sensibilizzati su una pesca responsabile. Francesco Urzì, Surveying Engineer e ROV Pilot, descrive così questi giorni alla ricerca delle reti fantasma: “Le attività si sono svolte in tre fasi: la prima fase, con strumenti di precisione come il Multibeam, la seconda fase con strumenti acustici di altissima precisione come il sailscanner e la terza fase con strumenti visivi come il ROV, dotato di due telecamere, una a bassa risoluzione e una ad altissima risoluzione, che permettono di fare un confronto sui target rilevati nelle precedenti fasi”.
Ambiente, all’Asinara monitoraggio mappatura reti fantasma
Progetto di tutela praterie di posidonia oceanica e coralligeno