Milano, 7 mag. (askanews) – L’indagine condotta dalla Dda di Milano che ha portato oggi a 43 arresti tra Lombardia e Piemonte è partita da approfondimenti sulla figura di un imprenditore, Renato Napoli che è il legale rappresentante della società Edilnapoli. “La lente di ingrandimento sulla figura di Napoli”, ha spiegato Alessandra Dolci numero uno della Dda milanese, ha permesso di svelare “una serie di vicende di turbative d’asta che riguardano gli appalti Amsa”. Uno dei soggetti-chiave coinvolti è l’imprenditore Daniele D’Alfonso e, “allagando le investigazioni – ha spiegato Dolci – sono emersi rapporti con famiglia Molluso” che conta un esponente della ‘ndrangheta “condannato per 416bis”.
La procura antimafia ha “monitorato i rapporti dell’imprenditore e della sua famiglia”, tanto da arrivare a “legami con i politici”. Secondo la Dda, in estrema sintesi, D’Alfonso “si faceva schermo con la Ecol service” per ottenere appalti pubblici essendo la società nella white list antimafia. “Questa vicenda – ha sottolineato Dolci – dimostra quanto sia facile eludere la normativa antimafia per chi accede a commesse pubbliche: lo stesso D’Alfonso, è emerso dalle intercettazioni, dice di occultare il marchio sui camion del Molluso”.
Per esemplificare i rapporti, Dolci ha raccontato in conferenza stampa che la Dda di Catanzaro ha trasmesso a Milano intercettazioni “significative che riguardano alcuni cantieri in Lombardia”. Nei colloqui, “un ingegnere calabrese riceve disposizioni di interfacciarsi con Molluso perché questo garantirà la protezione del cantiere”, ha aggiunto Dolci.
Anche D’Alfonso, ha spiegato il numero uno della Dda milanese, “finanziava ove richiesto la famiglia Molluso ed era pienamente consapevole di chi fossero i suoi interlocutori: quando si interfacciava con politici parlava liberamente, tutt’altro atteggiamento erano con i calabresi: linguaggio criptico e convenzionale”, ha chiosato Dolci.