Torino, 28 ott. (askanews) – “Mi avevano avvertito dei contadini della zona di Bussoleno. L’ho visto che era ancora in piedi: barcollava. Poi è caduto a terra, sono arrivato sopra di lui senza che neppure mi sentisse. Avrà avuto cinque mesi. Gli occhi bianchi consumati dal calore, la pelle a brandelli, le zampe piagate. Quando l’ho toccato si è scosso, ma non poteva fuggire. L’ho portato all’Asl dove l’hanno abbattuto”. L’agonia del giovane capriolo raccontata da una guardia faunistica in Valsusa è una storia comune di questi giorni di incendi in Piemonte. A decine ne sono stati trovati morti o in fin di vita. Anche camosci. Meno, perché stanno più in alto, i cinghiali. E’ una storia nota, la strage silenziosa degli abitanti del bosco. “I grandi volatili sono fuggiti, per i piccoli mammiferi è stata una strage – racconta la guardia ad Askanews – lepri, faine, scoiattoli. Poi ci sono i caprioli che si avvicinano di più alle case, mentre il fronte delle fiamme in Valsusa è vastissimo, da 700 a 2500 metri di altezza, e per molti chilometri lungo la sinistra orografica del fiume, prima a Bussoleno, poi Mompantero, Chianocco e oggi Novalesa fin sotto le coste del Rocciamelone”.