Roma, 31 gen. (askanews) – Dopo la decisione di inviare carri armati a Kiev, la nuova linea rossa delle armi all’Ucraina è rappresentata dagli aerei da combattimento richiesti a gran voce dal presidente Volodymyr Zelensky e dai suoi più stretti collaboratori. Al momento, però, il fronte occidentale si presenta spaccato. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ribadito che Washington non invierà i caccia F-16 all’Ucraina, mentre l’Europa appare divisa, con Germania e Ungheria che hanno opposto un netto rifiuto e la Francia che registra la lieve apertura del capo dello Stato, Emmanuel Macron: “Nulla è escluso in linea di principio”. Dibattito non ancora aperto in Italia, dove è in preparazione il sesto pacchetto di aiuti all’Ucraina, che include sistemi di difesa aerea. Nei giorni scorsi, il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha d’altra parte sottolineato come i moderni caccia F-16 non sarebbero necessari dal momento che Kiev dispone già di Mig-29 equipaggiati con alcune capacità che prima non avevano, come quella per la soppressione delle difese antiaeree nemiche. Le autorità ucraine hanno affermato di avere bisogno dei jet per prendere il controllo dello spazio aereo, contro l’aggressione della Russia. Il vice ministro degli Esteri ucraino, Andrii Melnyk, ha chiesto agli alleati la creazione di una “coalizione di jet da combattimento” che fornisca all’Ucraina anche Eurofighter, Tornado, Rafale francesi e Gripen svedesi. Gli F-16 Fighting Falcons, inoltre, sono ampiamente considerati uno dei jet da combattimento più affidabili al mondo e sono utilizzati anche da paesi come il Belgio e il Pakistan. Sarebbero un aggiornamento significativo rispetto ai jet da combattimento dell’era sovietica attualmente utilizzati dall’Ucraina, realizzati prima che il paese dichiarasse l’indipendenza dall’Urss più di 30 anni fa. Tuttavia, Biden ha ripetutamente respinto le richieste dell’Ucraina per i jet, concentrandosi invece sulla fornitura di supporto militare in altre aree. La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero fornito a Kiev 31 carri armati Abrams, sbloccando così anche la consegna di Leopard 2 da parte di Berlino. In Europa, molta fredda è stata proprio la risposta del cancelliere tedesco Olaf Scholz. In un’intervista pubblicata domenica, il capo del governo ha affermato che “sembra frivolo” discutere l’invio di altri aiuti militari all’Ucraina quando Berlino si è appena impegnata a inviare i Leopard 2. Scholz ha anche ribadito al quotidiano tedesco Tagesspiegel che l’alleanza militare della Nato non è in guerra con la Russia e “non avrebbe permesso una simile escalation”. Chiaramente contrarie sono anche Ungheria e Austria. La posizione dei due Paesi è stata riadita durante un incontro tra i rispettivi ministri della Difesa. L’ungherese Szalay-Bobrovniczky ha detto che Budapest “non spedisce armi nell’area del conflitto, perché vuole evitarne l’escalation”. “La nostra posizione coincide con quella dell’Austria”, ha aggiunto, trovando conferme nell’omologa Klaudia Tanner: “Anche l’Austria, che è neutrale, non spedisce armi dove si svolgono le ostilità”. Analoga la posizione della Croazia e del suo presidente, Zoran Milanovic: “Sono contrario all’invio di armi letali”, ha dichiarato ai giornalisti, aggiungendo che “è folle credere che la Russia possa essere sconfitta in una guerra convenzionale: si prolunga solo la guerra”. Chi invece sarebbe favorevole all’invio di ogni genere di armi a Kiev, compresi gli F-16, è la Polonia. Secondo Andriy Yermak, consigliere del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, Kiev avrebbe già ricevuto “segnali positivi” in tal senso da Varsavia. Ma ieri il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha spiegato che ogni decisione in proposito sarà presa in coordinamento con la Nato. “Come è stato qualche mese fa nel contesto dei MiG, qualsiasi altra forza aerea sarà disposta e probabilmente trasferita in coordinamento con i paesi della Nato. Agiremo in pieno coordinamento qui”, ha commentato il capo del governo, annunciando anche l’intenzione di aumentare la spesa per la difesa del suo Paese al 4% del Pil. Possibilista sull’invio di aerei militari appare l’Olanda, così come non è escluso che possa procedere in tal senso anche il Regno Unito. Già da mesi, il governo di Londra ha aperto all’eventualità di far arrivare a Kiev i velivoli richiesti per il controllo dello spazio aereo. Gli aiuti su cui starebbe ragionando Londra sarebbero però indiretti. Il Regno Unito, in particolare, potrebbe inviare jet ai Paesi alleati dell’Europa dell’Est per permettere loro di “girare” alcuni dei propri caccia a Kiev. L’ipotesi, infine, non è stata scartata neppure dal presidnete francese Emmanuel Macron. Rispondendo a una domanda in tal senso l’inquilino dell’Eliseo ha commentato: “Nulla è escluso in linea di principio”, ma qualsiasi decisione dovrà rispondere ad alcuni “criteri”: in particolare, secondo il presidente francese, ci dovrà essere una “richiesta formulata” dall’Ucraina, che “non sia tale da produrre un’escalation” e che dovrebbe essere finalizzata solo “a sostenere lo sforzo di resistenza” di Kiev e non a colpire il territorio della Russia.
Jet all’Ucraina, la nuova linea rossa che divide l’Occidente
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