Ue Bruxelles, 1 dic. (askanews) – Ci sono buone probabilità, ma non è scontato, che l’Italia riesca ad assicurarsi l’assegnazione a Milano, in sostituzione di Londra dopo la Brexit, di una delle tre sedi della divisione centrale del Tribunale unificato del Brevetto europeo, quella relativa ai settori chimico e farmaceutico. Il “sistema paese”, con l’appoggio dell’apparato diplomatico del ministero degli Esteri, si è messo in moto tempestivamente per cercare di assicurare alla capitale economica della Penisola questa prestigiosa sede di un organismo europeo così importante per la tutela dell’innovazione, per il collegamento con lo specifico retroterra economico e produttivo del milanese e per le ricadute che potrebbe comportare per la città. Ma ci sono ancora diversi ostacoli da superare, e per ora la candidatura non può neanche essere presentata formalmente. La questione è stata oggetto di un evento online, dal titolo “Il Tribunale unificato dei Brevetti, un’opportunità per l’Italia”, organizzato oggi pomeriggio da Net Service, un’impresa digitale italiana, nata a Bologna, che fornisce il sistema centrale di gestione proprio al Tribunale Unico del Brevetto europeo. Il webinar è stato introdotto dal vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo (M5s), che ha sottolineato come la candidatura dell’Italia meriti di essere presa in seria considerazione non solo per “ragioni di prestigio o per gli importanti benefici per l’economia nazionale in termini di iniziative professionali, creazione di nuovi posti di lavoro e incentivi alla formazione”, ma anche perché “dal punto di vista dell’innovazione, costituiamo un’eccellenza a livello europeo: il nostro paese – ha sottolineato Castaldo – risulta avere il maggior numero di brevetti europei in vigore dopo la Germania e la Francia, come confermato da uno studio del Parlamento europeo datato marzo 2020”. Quella del numero di brevetti per paese è una questione importante, perché è proprio su questa base, riferita al 2012, che si era deciso inizialmente di assegnare a Monaco di Baviera, Parigi e Londra le tre sedi della divisione centrale del Tribunale unificato. Dopo la Brexit, dovendo rimuovere Londra dalla lista, il paese Ue meglio piazzato sarebbe stato proprio l’Italia, terza come numero di brevetti dopo Germania e Francia. Ma negli anni successivi, mentre l’entrata in funzione del Tribunale unificato era ritardata proprio dalla Brexit e da un ricorso alla Corte federale costituzionale tedesca di Karlsruhe che aveva fermato il processo di ratifica in Germania, il terzo posto dell’Italia è stato insidiato dall’Olanda, che ha prodotto più brevetti. Nel 2020, comunque, proprio l’Olanda ha registrato il più forte calo di richieste di brevetti (-8,2%, per totale di 6.375) fra tutti i paesi Ue, mentre le richieste dell’Italia (4.600) sono cresciute del 2,9%. L’Accordo internazionale sul Tribunale Unificato dei Brevetti (Tub), è stato firmato da 25 stati membri dell’Ue (mancano Spagna e Croazia) e doveva entrare in vigore nel 2018. Ora che la Corte di Karlsruhe, pronunciatasi nell’agosto scorso, ha risolto il problema tedesco, ci si attende che l’Austria completi entro dicembre il processo di ratifica dell’Accordo, e che il Protocollo di Applicazione Provvisoria entri in vigore subito dopo. Il problema dell’assegnazione a Londra della terza sede della divisione centrale del Tribunale unificato (vi sono anche varie divisioni locali e regionali) dovrebbe essere risolto con una “dichiarazione interpretativa” dell’Art.7 dell’Accordo, che dovrebbe stabilire i criteri per decidere la nuova sede alternativa. L’Italia, ovviamente, punta a riconfermare il criterio del numero di brevetti approvati nel 2012 come base per la decisione. Un primo tentativo di redistribuire a Parigi e Monaco di Baviera il lavoro della sede di Londra ha visto l’opposizione dell’Italia, che ha ottenuto di considerare provvisoria questa sistemazione e di mantenere aperta l’aspettativa di una terza sede nell’Ue. Oggi la candidatura di Milano sembra riscuotere il favore di gran parte degli Stati membri, con la notevole eccezione dell’Olanda. Castaldo ha sottolineato che “dall’Italia proviene più della metà dei farmaci venduti nell’Unione europea” e quindi la Penisola “è senza dubbio la candidata ideale per ospitare la sezione del Tribunale unificato dei brevetti che si occuperà, appunto, di questo settore”. E, in Italia, “la scelta naturale non può poi che ricadere su Milano”, perché “a Milano vengono in assoluto registrati il maggior numero di brevetti (il 24% di quelli italiani)”. Milano, inoltre, ha aggiunto il vicepresidente del Parlamento europeo “è la sede giudiziaria in cui si concentrano in misura maggiore le controversie in materia di brevetti: oltre il 70% rispetto al resto d’Italia, con conseguente alta specializzazione degli operatori coinvolti”. È noto, poi, che “Milano ha anche una forte concentrazione di imprese dei settori farmaceutico e chimico (rispettivamente il 42% e il 31%), cioè proprio in quei comparti di cui è investita la sede del Tribunale” che non potrà più essere assegnata a Londra. Per queste ragioni, ha concluso Castaldo, Milano ha tutte le carte in regola”. Tre anni fa, nel novembre 2017, l’Italia perse per un soffio la possibilità dell’assegnazione, proprio a Milano, della sede dell’Ema, l’Agenzia europea del Farmaco, che doveva anch’essa traslocare da Londra a causa della Brexit. Nel voto del Consiglio Ue, finito in parità con la candidata concorrente Amsterdam, alla fine fu il sorteggio a decidere a favore degli olandesi. Oggi sono gli stessi olandesi che vorrebbero insidiare all’Italia la sede del Tribunale unificato del Brevetto. Ma, dal punto di vista politico, il precedente dell’Ema dovrebbe giocare a favore di Milano, con un’assegnazione che potrebbe essere vista come una compensazione rispetto al risultato di quel sorteggio. Lo ha detto esplicitamente, nel suo intervento al webinar, l’ambasciatore Rocco Cangelosi, diplomatico di lungo corso (è stato anche rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue dal 2004 al 2009), che da un anno è presidente di Net Service. “Ci sono due aspetti molto chiari – ha detto Cangelosi – che fanno di Milano una candidatura molto forte. Innanzitutto un elemento obiettivo che è quello del numero dei brevetti italiani, un elemento che dovrebbe essere recepito nella dichiarazione interpretativa che adesso attendiamo, e questo è un elemento di forza che non si può controvertere; l’altro è un elemento politico: c’è un credito da parte di Milano dopo la sfortunata vicenda dell’Ema”. “L’Italia naturalmente ha tutto il diritto a chiedere, pretendere una sede; la mia impressione – ha concluso Cangelosi – è che ci siano tutti elementi favorevoli perché si possa giungere a una conclusione positiva”. Al seminario online, moderato dal giornalista del Sole 24 ore Alberto Magnani, è intervenuto anche l’attuale rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, Pietro Benassi, che ha riferito sugli ultimi passaggi di questa vicenda e ha affermato che “il ministero degli Esteri continuerà a lavorare per assicurare che il Tribunale unificato del Brevetto diventi operativo presto, e che Milano possa ospitare una delle tre sedi della sua divisione centrale”. Inoltre, Marina Tavassi, del Panel di esperti del Tribunale unificato del Brevetto europeo, ha illustrato i dettagli tecnici e giuridici della questione, mentre l’Ad di Net Service Lux Cristiano Morganti, ha spiegato come la sua società gestirà l’attività interamente digitalizzata del Tribunale. Sono intervenuti, infine, a sostegno della candidatura di Milano, anche gli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Patrizia Toia (Pd), Massimiliano Salini (Fi), e Isabella Tovaglieri (Lega), e l’ambasciatore d’Italia in Lussemburgo Diego Brasioli.
Milano spera di avere la sede del Tribunale del Brevetto europeo
L'Italia ci riprova, dopo beffa sorteggio per l'Ema ad Amsterdam