Azerbaigian Roma, 27 set. (askanews) – Il pensiero del popolo azerbaigiano oggi va ai suoi martiri, detto l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Mammad Ahmadza, durante le iniziative svolte in occasione del Giorno della Memoria, il 27 settembre, per commemorare le vittime della Guerra di 44 giorni dello scorso autunno. Per l’occasione sono stati organizzati due momenti di ricordo a Roma, presso il Centro Islamico Culturale d’Italia-Grande Moschea e presso la Chiesa di Santa Maria della Mercede. Tali eventi, oltre a rappresentare dei momenti di commemorazione per i caduti azerbaigiani, hanno simboleggiato anche la natura multiculturale del paese, là dove – sottolinea l’ambasciata – gli stessi “martiri” azerbaigiani, che hanno sacrificato la propria vita per la liberazione della patria, sono espressione delle diverse confessioni che in Azerbaigian vivono in pace ed armonia da secoli. Nel corso della cerimonia presso il Centro Islamico Culturale d’Italia l’Ambasciatore Ahmadzada ha potuto ricordare gli innocenti che hanno perso la vita non solo nella seconda guerra del Karabakh, ma anche nei tre decenni in cui l’Azerbaigian ha dovuto convivere con l’occupazione di circa il 20% del suo territorio da parte delle forze armate dell’Armenia: decine di migliaia di azerbaigiani morti, 4.000 dispersi e lo sfollamento di oltre 1 milione di azerbaigiani dalle proprie terre. “Non è possibile dimenticare come il culmine del conflitto”, ha evidenziato Ahmadzada, “è stato il genocidio di Khojaly del 1992, in cui hanno perso la vita 613 civili azerbaigiani, tra cui donne e bambini.” “Lo scorso autunno, durante la Guerra Patriottica, sono stati uccisi circa 100 civili azerbaigiani, tra cui donne e bambini, dagli attacchi dell’Armenia con uso di artiglieria pesante contro insediamenti azerbaigiani lontani all’area del teatro delle operazioni militari, mentre 3.000 azerbaigiani sono diventati vittime dell’esplosione delle mine cosparse nei territori dell’Azerbaigian durante l’occupazione. Nonostante la guerra sia finita, le mine continuano a uccidere persone innocenti, solo dal novembre scorso fino ad oggi 160 azerbaigiani sono stati vittime dell’esplosione di ordigni”, ha sottolineato l’Ambasciatore durante la cerimonia nel Centro Islamico Culturale. Durante la commemorazione l’Ambasciatore ha evidenziato che “Finalmente dopo circa 30 anni, come risultato della guerra patriottica di 44 giorni, i territori dell’Azerbaigian sono stati liberati dall’occupazione e l’integrità territoriale dell’Azerbaigian è stata ripristinata. Il 27 settembre è stato definito, con Ordine del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Giorno della Memoria. Il nostro pensiero oggi va a tutti i nostri martiri, sia coloro che sono stati vittime dell’aggressione militare dell’Armenia, sia quelli che hanno sacrificato la loro vita per la liberazione dei nostri territori dall’occupazione.” L’evento si è concluso con una preghiera in memoria di tutti i martiri azerbaigiani. A commemorazione dei martiri azerbaigiani, presso la Chiesa di Santa Maria della Mercede, è stata officiata una messa, al termine della quale ha preso la parola l’Ambasciatore Ahmadzada, che ha ricordato che “L’Azerbaigian è un paese con ricchi valori multiculturali. Rappresentanti di diverse religioni, musulmani, cristiani, ebrei, e numerose etnie, convivono in pace e in armonia nel nostro Paese da secoli.” Lo Stesso Papa Francesco, ha ricordato l’Ambasciatore, durante la sua visita nel 2016 ha elogiato l’Azerbaigian come Paese modello in tutto il mondo per la sua tolleranza religiosa. L’Ambasciatore ha sottolineato anche che “L’Azerbaigian ha ripristinato la giustizia storica a costo della vita dei propri figli, verso i quali abbiamo un sentimento di grande riconoscenza. Ci auguriamo che la pace, la sicurezza e la stabilità tanto attese prevalgano finalmente nel Caucaso meridionale. L’Azerbaigian continuerà i suoi sforzi coerenti per contribuire e rafforzare la pace e lo sviluppo regionali”, facendo un riferimento anche alle parole di Papa Francesco: “Dove non c’è la giustizia non c’è la pace”, fatte ripetere per ben 3 volte l’11 maggio 2015 ai 7000 bambini della Fabbrica della Pace presso l’Aula Paolo VI. Una frase ricorrente questa nel pontificato di Francesco, in linea con i suoi predecessori come ad esempio Pio XII che scelse come motto episcopale ‘Opus iustitiae pax’ – la pace è opera della giustizia. La cerimonia si è conclusa con un suggestivo concerto del soprano Carmela Maffongelli, accompagnata dall’organista Giulio Lucciola e dal violinista Claudio Casarano, che hanno eseguito brani classici della tradizione religiosa, tra cui l’Ave Maria di Franz Shubert e il Panis Angelicus di Cesar Franck.
Commemorate a Roma le vittime azerbaigiane della guerra
In occasione del giorno della Memoria