Francia Roma, 21 giu. (askanews) – L’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit assegna alla comunità di Sant’Egidio la gestione del centro pastorale Saint Merry, vivace comunità cattolica progressista che aveva sfrattato lo scorso febbraio e che in questi mesi non ha mai voluto incontrare. Il Saint Merry, nel quartiere delle Halles, è un centro pastorale non territoriale – che, cioè, pur senza esserlo svolge tutte le funzioni di una parrocchia – creato nel 1975, sulla scia del Concilio vaticano II, per iniziativa dell’allora arcivescovo di Parigi, il cardinale Francois Marty. Nel tempo è diventato punto di riferimento dei settori più aperti del cattolicesimo d’Oltralpe. Vi si svolgono diverse attività pastorali, sociali, culturali: seguendo le indicazioni di Papa Francesco due famiglie di migranti sono state accolte in altrettanti appartamenti, i volontari offrono supporto a disoccupati e senza fissa dimora, vi si svolgono – in presenza e sul sito internet – dibattiti sulle questioni della fede e della società, e, a pochi passi dal Beaubourg, il centro Georges Pompidous realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano, è anche un laboratorio artistico. Sul sito – ora oscurato – la comunità si definisce “una Chiesa aperta”, “una Chiesa della ricerca con i cristiani ma anche con i marginali, i cercatori di senso”. Vi si incontrano cattolici omosessuali, coppie di divorziati risposati. Ogni domenica alle 11.15 veniva celebrata, con creatività liturgica, una messa, preparata per tempo dalla comunità. Vigeva una “collegialità tra preti e laici”, accolta con una certa freddezza dai diversi arcivescovi che si sono sulla cattedra parigina. E, ora, da monsignor Aupetit, nominato da Bergoglio nel 2017 alla guida dell’arcidiocesi parigina, bioeticista prima di essere ordinato sacerdote, presule conservatore vicino al movimento della “manif pour tous” nato negli anni passati contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Protagonista, da ultimo, di un incidente che ha intrecciato storia e attualità: quando, con la benedizione dell’arcidiocesi parigina, un corteo di cattolici ha sfilato in memoria dei sacerdoti vittima della Comune (!871), nelle stesse ore in cui a Parigi si commemoravano le migliaia di comunardi uccisi dalle truppe lealiste al re. Corteo, alla fine, preso di mira da canzonature anticlericali, insulti, e anche il lancio di qualche bottiglia cha ha ferito alcuni partecipanti. Nel 2019 mons. Aupetit inviò al Saint Merry un sacerdote, padre Alexandre Denis, che avrebbe dovuto, nelle intenzioni dell’arcivescovo, prendere il controllo del centro. E invece, venne accolto da “critiche ingiuste e offensive”, ha scritto a febbraio scorso il presule in una dura missiva inviata alla comunità. Il prete, turbato, si dimise, “costretto a lasciare all’improvviso la sua missione dinanzi alla violenza degli attacchi di cui è stato oggetto”, secondo Aupetit. Dissidi minori, in realtà, che monsignor Aupetit giudicava, nella sua lettera, episodi “profondamente tristi e ingiustificabili”, perché in una comunità cristiana “i disaccordi che possono esserci non devono in alcun modo giustificare la cattiveria, l’assenza di carità e la volontà di distruggere”. Da qui la decisione, comunicata nella missiva firmata il 7 febbraio, che il centro chiudesse a partire dal primo marzo, e “non ci sarà più, dopo quella data, una celebrazione eucaristica alle 11.15, ma solo una messa parrocchiale celebrata alle 10, preparata dai parrocchiani di Saint-Merru attorno ai preti ai quali ne affiderò la responsabilità. Desidero permettere che la vostra chiesa torni ad essere un luogo di pace e incoraggio l’equipe del centro pastorale a accettare questa decisione con fiducia e a porre termine d’ora in poi a ogni attività pastorale in questo quadro”. Ora monsignor Aupetit affida alla comunità di Sant’Egidio, da sempre impegnata sul sociale e sul dialogo ecumenico ed interreligioso, il centro rimasto vuoto tutti questi mesi. Periodo durante il quale il Saint Merry ha continuato la sua vita comunitaria e così, a quanto si apprende, intende continuare a fare in futuro. Con l’amarezza di vedere un’arcivescovo nominato dal papa che sfratta una delle realtà che meglio rappresenta quella “Chiesa in uscita” che Jorge Mario Bergoglio propugna. E il rammarico che l’arcivescovo di Parigi non ha mai voluto incontrare i rappresentanti del centro pastorale, non li ha voluti ricevere, e non ha voluto dialogare con loro: né prima dello sfratto, né dopo lo sfratto e neppure, ora, per comunicare loro che sono stati sostituiti.
Comunità sfrattata, arcivescovo di Parigi affida centro a S.Egidio
Il Saint Mery è nato accanto al Beaubourg dopo il Concilio