Superiore dei gesuiti: quella volta che salvai la vita a Chavez

Padre Sosa, venezuelano, guida dal 2016 la Compagnia di Gesù

MAG 11, 2021 -

Città del Vaticano, 11 mag. (askanews) – Il superiore dei gesuiti, il venezuelano Arturo Sosa, salvò Hugo Chavez offrendosi di viaggiare nello stesso veicolo con lui mentre, anni prima che prendesse il potere, lo trasferirono da una prigione all’altra in un viaggio nel quale il futuro presidente era sicuro che lo avrebbero ucciso. A raccontare l’episodio è lo stesso preposito generale della Compagnia di Gesù nel suo primo libro-intervista.

Padre Sosa racconta di avere conosciuto e conversato con Chavez prima che vincesse le elezioni. “A quel tempo – racconta – c’era un Gesuita, Luis María Olaso, responsabile dei diritti umani nella Procura Generale della repubblica e, insieme a lui, sono andato a visitarlo in prigione dopo che aveva realizzato il colpo di stato militare nel 1992. Esisteva una discussione pubblica su ciò che Chávez proponeva. Il nostro rapporto era buono, ma critico. Abbiamo litigato molto, anche se lui diceva che gli avevamo salvato la vita. In un certo senso è vero. Dopo averlo incarcerato, volevano trasferire lui e altri compagni in un’altra prigione e si temeva che lo avrebbero ucciso durante il viaggio. Il Gesuita che collaborava con la procura, un vescovo ed io ci siamo offerti di accompagnarlo nel veicolo. Era una situazione molto tesa, ma volevamo costruire dei ponti. Dopo che è diventato presidente ci siamo visti ancora qualche volta. Aveva una concezione del potere che era rafforzata dal suo rapporto con Fidel Castro. Era l’idea del potere assoluto: una sola testa con un piede militare, uno civile e uno politico. E’ quello che stava realizzando e che Nicolás Maduro, che non ho mai incontrato, ha continuato”.

Il libro-intervista di padre Arturo Sosa, 72 anni, dal 2016 trentesimo successore di sant’Ignazio di Loyola alla guida di uno dei più grandi ordini religiosi cattolici del mondo, “In viaggio con Sant’Ignazio”, è stato realizzato in dialogo con il giornalista spagnolo Darìo Menor ed è stato presentato oggi a Roma. Il volume, scritto inizialmente in spagnolo e tradotto in una varietà di edizioni in altre lingue (in italiano per le edizioni Adp, Apostolato della preghiera, e poi inglese, portoghese, francese, polacco, olandese così come tamil, vietnamita e arabo), esce a ridosso dell’avvio dell’anno ignaziano (20 maggio 2021 – 31 luglio 2022), a 500 anni dalla conversione del fondatore dei gesuiti, una ricorrenza che la Compagnia di Gesù ha concepito come periodo di riflessione e rinnovamento.

Il Venezuela, dice padre Sosa, a lungo professore di scienze politiche nel suo paese, “ha cominciato a crollare nel 2002, quando ci fu uno sciopero generale in cui Hugo Chávez, presidente dal 1992, rimase fuori dal governo per tre giorni. In precedenza c’erano già stati dei sintomi, ma quello è stato il momento in cui si è formato quello che Nicolás Maduro ha poi ereditato: un groviglio di potere che ha imprigionato il Paese. Dall’inizio mi sembrava che, dal punto di vista dello sviluppo politico del Paese, Hugo Chávez rappresentasse un passo indietro. Non ero d’accordo con la sua concezione poli- tico-militare, quella che più tardi chiamò il ‘socialismo del XXI secolo’. In un’intervista, poco dopo l’elezione di Chavez, l’ho paragonato al ‘Cesare democratico’. E’ un’espressione paradossale usata dai pensatori positivisti durante la dittatura venezuelana degli anni venti che, secondo me, poteva essere applicata a Chávez. È l’idea del caudillo, del duce, che concentra tutto il potere in nome del popolo. A me sembrava che Chávez ripresentasse un modo di tornare a quella concezione del potere per il modo in cui si relazionava con il popolo, il partito e l’esercito. Per la mia generazione, separare l’esercito dalla politica era una questione di vita o di morte: la democrazia è possibile solo se ognuno resta al suo posto”.

Quanto al futuro, il preposito generale dei gesuiti spera che ci sia una via d’uscita per il conflitto nella sua patria. “Lo desidero con tutto il mio cuore”, afferma. “Un giorno si risolverà, ma non so quando. Prima bisogna superare questa situazione. Ciò che il chavismo rappresenta, quel modo di intendere lo stato e il governo, deve cambiare radicalmente e non è facile. Deve essere superato e bisogna ricostruire sia la politica che l’economia, cosa che non si può fare da un giorno all’altro. Delle elezioni libere e trasparenti – afferma padre Sosa – potrebbero iniziare questo cambiamento e segnare un prima e un dopo. Un grosso ostacolo è che l’opposizione è molto frammentata. Non tolgo loro alcun merito, perché ci sono persone che si sono giocate la pelle e hanno fatto molte cose giuste, ma in altre hanno commesso errori e non c’è stata una strategia di unità. Ci sono state opportunità che non si sono potute sfruttare”.