Città del Vaticano, 26 mar. (askanews) – Anche nella galassia cattolica il “femminismo” non è più un parolaccia: abituata a sfumare le polemiche, nel nome beninteso della carità cristiana, a ricomprendere le divergenze per il bene della comunione, a optare per sintagmi più digestibili, come “genio femminile”, “sensibilità femminile”, Santa Romana Chiesa è tradizionalmente allergica alle rivendicazioni, ai conflitti. Eppure è andata crescendo, nel corso degli ultimissimi anni, una diversa sensibilità da parte di alcune donne, che ora usano senza imbarazzo il termine “femminismo”. E con altrettanta schiettezza affrontano temi di cui si è fatta una certa “fatica” a parlare (lo stupro coniugale, l’aborto, l’abuso), questioni oggetto di “rimozione” (il desiderio sessuale, il parto, l’allattamento), questioni controverse, come l’omosessualità, nonché il nodo, cruciale, del “potere” nella Chiesa.
A mettere in luce questo sommovimento è stata Paola Lazzarini, sociologa, giornalista, presidente dell’associazione Deonne per la Chiesa e co-presidente del comitato esecutivo del Catholic Women’s Council. Da protagonista, e al contempo da osservatrice, ha appena pubblicato “Non tacciano le donne in assemblea” (Effatà editrice), un libro agile ma denso sia di informazioni che di riflessioni.
L’autrice ricapitola il concatenarsi di eventi che, in tutto l’orbe cattolico, stanno delineando un diverso protagonismo femminile: “Tra il 2018 e il 2019 si sono verificati alcuni eventi che hanno contribuito a far percepire che ci si trovava davvero in un ‘tempo opportuno’, un momento di svolta a cui da molto tempo ci si preparava”. I fatti sono noti, almeno a chi segue l’attualità religiosa, ma metterli in fila ne fa risaltare la natura sistemica. Dal noto articolo della giornalista francese Marie-Lucile Kubacki sullo sfruttamento lavorativo delle suore, pubblicato dall’inserto femminile dell’Osservatore Romano nel febbraio 2018, e, nello stesso numero, il manifesto fondativo di Donne per la Chiesa, alla richieste del voto per le donne al sinodo per i vescovi dell’ottobre dello stesso anno, dallo “sciopero” delle donne cattoliche tedesche di Maria 2.0 alla teologa francese Anne Soupa che si candida ad arcivescovo di Lione, dalla costituzione di Voices of Faith alle forti prese di posizioni di femministe cattoliche come Tina Beattie e Mary McAleese.
“Nel mondo occidentale – riassume Lazzarini – attualmente mi pare di poter riconoscere tre direttrici più radicali dell’azione dei gruppi femministi cattolici: quella che mira ad ottenere la parità mediante l’accesso agli ordini sacri (su questo terreno si muovono soprattutto le organizzazioni statunitensi), quella orientata a una ridefinizione in senso democratico dell’intera istituzione ecclesiale (in questa direzione in particolare i gruppi germanofoni), quella di empowering femminile (India, Francia…). Mentre altre istanze, condivise trasversalmente in tutto il mondo, riguardano la lotta agli abusi clericali sulle donne e la crescita di consapevolezza nelle donne cattoliche della loro condizione di subalternità”.
Paola Lazzarini sviscera poi i molti temi controversi nell’attualità della Chiesa. Lo fa a partire dalla propria esperienza di ex suora, oggi moglie e madre. E lo fa con una sensibilità precisa: in contrappunto, cioè, al modello delle “mogli tradizionali cattoliche”, ispirato alle antifemministe americane, “parte cruciale del movimento conservatore e della politica repubblicana”, che anche in Europa, e in Italia, hanno una nutrita rappresentanza.
Tra sociologia, teologia, esegesi biblica, “Non tacciano le donne in assemblea” passa in rassegna tante questioni date per scontate, nel corso dei decenni, su cui invece sta emergendo una nuova sensibilità, la possibilità di pensare e dire cose diverse dalla versione maschile, gerarchica, vaticana. Il tono è pacato, ma le posizioni solide. Una questione tra le tante, che suscita sempre un certo scalpore: “Come Donne per la Chiesa – spiega Lazzarini – non abbiamo scelto di mettere la questione dell’ordinazione presbiterale delle donne tra i nostri primi obiettivi, perché riteniamo che il contributo femminile alla Chiesa sia decisamente più ampio e creativo di questo, ma non ne sottovalutiamo l’importanza, così come non sottovalutiamo il dolore delle nostre sorelle che sentono la chiamata al sacerdozio e che sono considerate visionarie o isteriche da quella stessa gerarchia che piange per la mancanza di vocazioni”.
Cruciale, ad ogni modo, la questione dell’autorità, del potere maschile: messo in dubbio, peraltro, dalla crisi degli abusi sessuali, nonché da una certa critica dello stesso papa Francesco al clericalismo, e, allargando lo sguardo oltre la Chiesa cattolica, dal movimento del “me too”. Paola Lazzarini non lesina critiche anche ad altre donne: “Le migliori alleate di chi vuole impedire l’accesso delle donne all’esercizio dell’autorità sono proprio le donne che rivendicano il fatto di non sentirsi sminuite da questa situazione, pretendendo che ciò che non scelgono per sé (in accordo alla mentalità imperante) debba essere precluso a tutte le altre per sempre”. Più in generale, “i tempi sono maturi perché si dica: ‘Basta’”, scrive la sociologa. “Una Chiesa all’altezza dei tempi dovrà allora necessariamente essere composta da uomini e donne che sappiano esercitare la responsabilità fio in fondo”.
A partire dalle questioni dell’attualità. Le profonde modifiche liturgiche introdotte, obtorto collo, dalla pandemia, che hanno però fatto riscoprire la possibilità di un rimescolamento di ruoli. Le recenti decisioni di papa Francesco di ammettere le donne al lettorato e all’accolitato e di nominare una donna, suor Nathalie Becquart, come sottosegretario della Segreteria del Sinodo.
O, è notizia di pochi giorni fa (e non è presente nel libro), il “responsum” della congregazione vaticana per la Dottrina della fede che ha escluso la possiblità di benedire in chiesa coppie omosessuali. Un pronunciamento che ha peraltro sollevato distinguo, rimostranze, aperte critiche anche da parte di diversi uomini, preti, vescovi, e, ieri, finanche un cardinale, l’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn. Donne per la Chiesa ha citato Alda Merini: “Tutti gli innamorati sono in Cristo”. In una not, l’associazione “propone una forma di ‘disobbedienza pastorale’. Certe che la grazia sovrabbondante di Dio sia già all’opera nelle unioni fedeli e generose dei nostri fratelli e sorelle omosessuali, siamo pronte a benedirle in forza del Battesimo che abbiamo tutti e tutte ricevuto. E lo diciamo pubblicamente, scrivendo #iovibenedico e associandolo a una situazione sulla quale vogliamo invocare la parola di bene del Signore”.