Roma, 24 feb. (askanews) – La Colombia è un Paese in ginocchio. Produce il 90 per cento della cocaina mondiale e continua a pagare un tributo di sangue altissimo nella lotta al narcotraffico. La scorsa estate il senatore Iván Marulanda del Partido Alianza Verde, insieme ad altri venti parlamentari del suo Paese hanno presentato una proposta di legge storica che verrà discussa a marzo e che chiede allo Stato di assumere il controllo nella produzione e commercializzazione della cocaina. Marulanda è un economista liberale. Ha settantaquattro anni e negli anni ’80 fondò il Partito Nuevo Liberilsmo insieme a Luis Carlos Galan (uccico nel 1989) e Rodigo Lara (ucciso nel 1984). Quel movimento fu decapitato da Pablo Escobar, in quegli anni re indiscusso del narcotraffico. In questa intervista a Askanews Marulanda parla del suo Paese e del fallimento delle politiche antidroga nel suo Paese,
Senatore Marulanda, iniziamo con un un bilancio: quali sono i costi umani, sociali ed economici delle politiche antidroga adottate negli ultimi anni in Colombia?
R: La ‘guerra alla droga’ è stata catastrofica per la Colombia. Negli ultimi 40 anni centinaia di migliaia di persone sono state assassinate in questa guerra, la più dolorosa: migliaia di giovani che erano studenti, o lavoratori, o membri delle forze di sicurezza, o contadini, o sicari della mafia. Tra le vittime ci sono innumerevoli personaggi illustri, magistrati e giudici. Nel 1985 quasi tutti i magistrati delle alte corti di giustizia, della Corte Suprema e del Consiglio di Stato furono assassinati nel sequestro del Palazzo di Giustizia promosso dai cartelli; ministri ed ex ministri, sindaci, governatori, consiglieri, accademici, giornalisti, leader politici, tra cui quattro candidati presidenziali, in particolare Luis Carlos Galán, mio compagno di lotta, fucilato nel 1989 quando nessuno dubitava che in pochi mesi sarebbe stato eletto presidente della repubblica. Per seminare il terrore, le organizzazioni criminali del narcotraffico sono arrivate all’estremo di far saltare in aria un aereo di linea pieno di passeggeri quell’anno e hanno massacrato migliaia di contadini e indigeni e sfollato le loro comunità nelle zone di guerra sotto il loro dominio. Le carceri rimangono piene di prigionieri per crimini legati al traffico di droga. Alla fine dell’anno scorso erano quasi 50.000. Al disastro si aggiunge la corruzione portata da questa guerra.
Che rappoto c’è tra i narcs e le istituzioni ne suo Paese. Dov è arrivata e a quali livelli l’infiltrazione?
R: Lo stato colombiano è infiltrato dal basso verso l’alto dai trafficanti di droga. Avevano bisogno del potere politico e della sottomissione del sistema giudiziario e ci sono riusciti. Diversi presidenti sono stati eletti con l’appoggio di milioni di dollari dei narcotrafficanti e con l’appoggio del potere armato e politico delle forze paramilitari con le quali le mafie dominano con sangue e fuoco estesi territori del paese. Non solo sono state perse vite umane e la dignità e la solvibilità etica dello Stato, ma abbiamo anche perso la sovranità su questi territori. La vita quotidiana del Pacifico colombiano, dell’Amazzonia, dell’Orinoquia, del Catatumbo, del Bajo Cauca, dell’Urabá, della Sierra Nevada, non è governata dalle istituzioni della Costituzione, ma dal potere sanguinario, corruttore e oppressivo del narcotraffico. Per completare questa desolazione, bisogna aggiungere che l’economia è stata attraversata durante gli ultimi decenni da enormi capitali della droga che distorcono le attività produttive con le loro operazioni di riciclaggio di denaro. Per fare un esempio: il contrabbando è stato distruttivo della produzione e del commercio nazionale.
Insieme ad altri parlamenti del suo paese , avete presentato un progetto di legge sulla ‘nazionalizzazione’ della produzione e distribuzione della coca. A che punto è il dibattito nel suo paese?
R: Ho preparato questo disegno di legge come risultato di quarant’anni di sofferenza e di osservazione della tragedia che ho descritto. Ho studiato e riflettuto sull’argomento durante tutto questo tempo. Quando ho redatto il testo, dopo essermi insediato nuovamente come senatore nel luglio 2018 dopo trentatrè anni di assenza dal Campidoglio, ho invitato ad accompagnarmi il senatore Feliciano Valencia, un leader indigeno della comunità Nassa nel dipartimento del Cauca, che ha consultato per sette mesi il testo con le autorità indigene del paese prima di firmare, poi ho chiamato altri congressisti, altri 22 si sono uniti a noi. Il disegno di legge è nella prima commissione del Senato e dovrebbe essere discusso a marzo, quando torneremo alle sessioni. I colleghi di questa commissione mi dicono che lì c’è una maggioranza per approvarlo, ma è improbabile che prosperi nel resto del processo.
Cosa si aspetta dal Parlamento?
R: Quello che conta è che il dibattito sulla regolamentazione della foglia di coca e dei suoi derivati è stato aperto nel paese. Questo tema era proibito, la ‘guerra’ era un dogma di fede, non è stata discussa, nonostante 40 anni di fallimenti e di dolore senza alcuna vittoria. I canali d’informazione e di dialogo si stanno aprendo, le menti dei cittadini cominciano ad aprirsi alla ragione delle cose e le coscienze si risvegliano. È facile concludere che il colossale sacrificio dei colombiani in questa guerra è assurdo, stupido. Niente giustifica la distruzione della Colombia per proteggere decine di milioni di consumatori di cocaina nel mondo, che si rifiutano di smettere di consumarla e che aumentano ogni giorno. Cosa ci interessa a noi colombiani in questa guerra che ci uccide e ci degrada come nazione?
Quali benefici economici potrebbe ottenere il suo paese da una nazionalizzazione della produzione e della distribuzione di cocaina? Quante risorse potrebbero essere ‘liberate’ e per cosa potrebbero essere utilizzate?
R: Questa contabilità non può essere fatta solo in termini di denaro. Qual è il prezzo delle vite umane sacrificate giorno dopo giorno, anno dopo anno. Quale il prezzo della corruzione. Quello della demolizione istituzionale, della devastazioni del riciclaggio di denaro della distruzione del tessuto sociale. Quanto vale e che prezzo ha il dolore delle famiglie? In Colombia non c’è una sola famiglia che non sia stata toccata in qualche modo da questa tragedia? non è tragico? Ora, ciò che può essere calcolato in denaro mostra cifre enormi. Per esempio, ogni anno spendiamo circa mezzo punto del PIL per ‘sradicare’ le coltivazioni di foglie di coca e le coltivazioni sono ancora lì, abbiamo 200.000 ettari di piantagioni. Tra il 2005 e il 2015, solo dieci anni, il programma Colombia è costato circa 9 punti del PIL di quest’anno, questo è equivalente al bilancio del ministero dell’Agricoltura per 50 anni. Alla fine c’erano 4000 ettari di foglie di coca in più rispetto all’inizio. Tutti questi soldi, più le spese per le forze di sicurezza e le agenzie di giustizia, sono incalcolabili. Il ministero della Difesa è al secondo posto tra le spese pubbliche del nostro bilancio, gran parte delle quali per pagare questa guerra. D’altra parte, se lo Stato comprasse tutta la foglia di coca prodotta in Colombia, a prezzi di mercato, come propone il progetto di legge, costerebbe la metà del costo dei programmi di eradicazione dell’anno, che, come ho detto, sono inutili, le coltivazioni sono ancora lì.
La Colombia è a un bivio: può farcela da sola? Crede sia necessaria una riflessione ‘globale’ sulle politiche adottate finora per combattere il narcotraffico?
R: Quella riflessione verrà solo quando si realizzeranno i fatti che la rendono inevitabile. Per esempio, la marijuana è già stata legalizzata in più di 30 stati degli Stati Uniti, senza chiedere il permesso a nessuno, anche se la marijuana è sotto le stesse restrizioni delle Convenzioni di Vienna che vietano la cocaina e altre sostanze psicoattive. Il Canada e l’Uruguay hanno fatto la stessa cosa di loro iniziativa. E in Portogallo più di dieci anni fa, come qualche settimana fa in Nord America, nello stato dell’Oregon, hanno legalizzato tutte le sostanze psicoattive, compresa la cocaina. Queste sono realtà che stanno mostrando la strada.
In Italia la ‘ndrangheta” ha il monopolio nel traffico di droga in questi anni. La prova che i grandi ordigni criminali superano tutte le cirsi , anche Il declino dei vecchi ‘cartelli’ del traffico di droga. Cosa può fare concretamente l’Europa?
R: Nel quadro della legge che ho proposto, lo Stato colombiano produrrebbe cocaina per i consumatori locali, il ministero della Salute riferisce che ci sono circa 260.000 persone. I Paesi europei potrebbero chiedersi se non sia una buona idea comprare cocaina di prima qualità dalla Colombia, senza impurità, senza una traccia di sangue o di illegalità e se non sia una buona idea attuare una politica di regolamentazione del consumo, in modo che il sistema sanitario di ogni Stato fornisca cocaina pura ai consumatori nazionali, sotto controllo medico, come politica di salute pubblica. Sarebbe una grande soluzione se gli Stati togliessero il business della droga alle mafie! Oggi non è possibile, perché non avrebbero fornitori legali di cocaina, dovrebbero comprarla dai cartelli criminali, dalla mafia, impensabile. Ma se fosse possibile rifornirsi per mezzo di transazioni commerciali da Stato a Stato, allora sarebbe possibile.
Il ruolo del del narcotraffico sulla stabilità della democrazia nel suo paese è più o meno minaccioso di qualche anno fa quando c’erano ancora le Farc?
R: In Colombia il potere del narcotraffico nella polizia e nelle istituzioni dello Stato è superiore al potere dei politici che attuano le leggi.