Roma, 9 mar. (askanews) – Il nuovo coronavirus COVID-19 può viaggiare a una distanza doppia rispetto a quella di sicurezza finora consigliata, ovvero a 4-5 metri rispetto i quasi due mesi considerati sufficienti. E può permanere nell’aria almeno 30 minuti. E’ l’ultimo, preoccupante dato fornito alla comunità scientifica da uno studio cinese che arriva dalla provincia di Hunan.
Secondo quanto riferito dal South CHina Morning Post, la ricerca è stata sottoposta a peer-review e pubblicata venerdì sulla rivista scientifica Pratical Preventive Medicine. Il dato, in pratica, indica che la distanza che può raggiungere il virus è più che doppia rispetto alla distanza di sicurezza consigliata dalle autorità sanitarie del mondo.
Gli epidemiologi cinesi, inoltre, sostengono che sulle superfici il virus contenuto nelle goccioline di respirazione può rimanere vivo e attivo per giorni. La sua durata dipende da vari fattori, tra i quali la temperatura e l’umidità. A circa 37 gradi centigradi può sopravvivere due o tre giorni su vetro, metallo, plastica o carta. Nelle feci o nei fluidi corporali, inoltre, il coronavirus potrebbe sopravvivere oltre cinque giorni.
“Si può confermare che in un ambiente chiuso con aria condizionata, la distanza di trasmissione del nuovo coronavirus supera la distanza di sicurezza comunemente riconosciuta”, hanno scritot i ricercatori cinesi nello studio. Questo fatto evidenzierebbe l’importanza di indossare mascherine a bordo dei mezzi di trasporto pubblici.
Lo studio si basa sull’epidemia locale, a partire da un caso avvenuto il 22 gennaio durante la stagione del capodanno lunare. Un passaggero, il paziente “A”, salì in un autobus senza mascherina (non era stata dichiarata ancora l’emergenza nazionale). Non ebbe – come dimostrarono le telecamere di sorveglianza – alcuna interazione con altri a bordo dell’autobus. Eppure passeggeri, che si trovavano fino a sei file di distanza, furono da lui contagiati. Quelli più lontani erano a 4-5 metridi distanza.
Una trentina di minuti dopo la discesa di questi passeggeri, compreso “A”, un altro gruppo salì sul bus a mezz’ora di distanza e uno di questi fu infettato, secondo i ricercatori, inalando l’aerosol lasciato dal respiro dei passeggeri andati via mezz’ora prima. L’ipotesi è che l’aerosol sia stato rimesso in circolo dall’aria condizionata dell’autobus.