Mosca, 5 apr. (askanews) – Parzialmente assolto Yuri Dmitriev, lo storico e attivista russo che era sotto processo, accusato di aver coinvolto la figlia adottiva undicenne in immagini pedopornografiche, di possedere illegalmente gli “elementi principali” di un’arma da fuoco, di un fucile da caccia, e di depravazione nei confronti di un minore. La corte gli ha dato 2 anni e sei mesi di libertà vigilata solo per l’accusa di possesso illegale di armi.
Lo scorso anno la televisione di stato aveva parlato di Dmitriev e di Memorial, l’organizzazione per la quale lavorava, lamentando che il denaro straniero veniva usato per fornire una versione distorta ed eccessivamente negativa della storia russa. Dmitriev, 61 anni, secondo la stampa britannica era stato incastrato perché focalizzava l’attenzione sui crimini di Stalin: ha scoperto una fossa comune con circa 9.000 corpi risalenti al Grande Terrore del dittatore sovietico negli anni Trenta.
Ora però la liberazione dello storico dei Gulag sembra collocare l’intera storia sotto un’altra prospettiva. Dmitriev ha davvero fotografato la figlia adottiva Natalia, ma ha insistito sul fatto che stava facendo queste foto per gli organismi di tutela dei minori, per dimostrare che il corpo della ragazza non avesse lividi e altre lesioni.
Memorial ha riconosciuto Dmitriev come prigioniero politico. In sua difesa c’erano gli scrittori Dmitry Bykov, Lyudmila Ulitskaya, il musicista Boris Grebenshchikov e molti altri. Nel gennaio 2018, Dmitriev è stato rilasciato dalla prigione con l’impegno scritto di non lasciare il Paese.