Milano, 13 dic. (askanews) – Il Pianeta ha raggiunto otto miliardi di abitanti, un traguardo importante che tuttavia pone dubbi e domande su come governi, imprese e comunità riusciranno a tutelare le sue risorse e i diritti di tutti, mediante sistemi di produzione e consumo lontani dall’essere sostenibili. In questo contesto l’accesso a una nutrizione sana diviene uno degli aspetti centrali su cui le istituzioni e le imprese devono impegnarsi per fare evolvere la società in ottica democratica e sostenibile. E in questo scenario la ristorazione collettiva può giovare un ruolo centrale. Partendo da questi temi, Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, Guendalina Graffigna, professore ordinario di Psicologia dei consumi e della salute presso l’Università Cattolica di Piacenza e Chiara Nasi, presidente Cirfood si sono confrontati sui temi dell’alimentazione e sulle azioni e innovazioni necessarie per garantire a tutta la popolazione l’accesso democratico a un cibo sostenibile e sano, durante l’evento “Il cibo è un atto politico. Da Expo 2015 alla sovranità alimentare: le nuove sfide in Italia e nel mondo. “La ricerca di un equilibrio più avanzato tra ambiente, agricoltura, alimentazione e salute è una delle sfide urgenti che stiamo vivendo e che non possiamo più rinviare – ha detto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao – Per affrontare questo cambiamento serve uno sforzo operativo, sia delle istituzioni che delle imprese, oltre che dei cittadini. La ristorazione collettiva può giocare un ruolo decisivo per mettere in campo soluzioni utili, ad esempio, in grado di garantire un consumo più consapevole combattendo gli sprechi esistenti ancora intollerabili e allargando l’accessibilità a diete sane e nutrienti soprattutto per le popolazioni più fragili. Il Cirfood District può essere una palestra di riferimento per passare dalle parole ai fatti in questo sforzo collettivo”. Proprio dal palco del Cirfood District, Carlo Petrini ha lanciato una mobilitazione per coinvolgere e stimolare sempre più cittadini a compiere azioni, nel proprio piccolo, che possano dar vita a un cambiamento fattivo dal 2023. Un cambiamento che includa una presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità da parte degli individui con comportamenti in grado di limitare gli impatti ambientali delle proprie scelte quotidiane: cinque azioni individuali, come ridurre il consumo di proteine animali e di cibi ultra-processati, diminuire lo spreco alimentare e l’uso di imballaggi plastici monouso e preferire il cibo locale e stagionale, che possono dar avvio ad un percorso positivo e di lunga prospettiva. “La nuova fase storica di transizione ecologica che ci apprestiamo a vivere – ha affermato Petrini – dovrà essere caratterizzata da un ripensamento dei nostri modi di stare al mondo a partire dalla presa di consapevolezza della finitezza delle risorse naturali e della necessità di garantire benessere per tutti in armonia con l’ambiente circostante. In questo scenario sarà fondamentale rivendicare la centralità del cibo che nell’attualità è al contempo vittima e carnefice della crisi climatica, ma che racchiude in sé un grande potenziale di cambiamento a partire dalle scelte individuali che ognuno di noi può fare nel quotidiano”. “La società odierna è in continua evoluzione, tuttavia, sul fronte della salute e del benessere c’è ancora molto da fare. Nutrire le comunità con un cibo di qualità, accessibile e sostenibile, in un’ottica one health e che sia in grado di incrementare la consapevolezza sul valore del cibo in termini di nutrizione, ma anche inclusione, interculturalità, socialità, benessere psicofisico, salvaguardia del pianeta, diventa una priorità per il futuro stesso dell’umanità. Trovare nuovi equilibri, innovazioni capaci di migliorare la produzione e il consumo nel rispetto della terra e della salute delle persone deve essere l’obiettivo di governi, imprese e cittadini per gli anni a venire per garantire democrazia e crescita di prospettiva” ha commentato Chiara Nasi, presidente Cirfood. Le imprese, i governi e i cittadini sono quindi chiamati a ridare il giusto valore al cibo e alle tante scelte private e collettive che quotidianamente vengono messe in atto. Si tratta di un approccio necessario che deve tener conto anche di un nuovo modo di distribuire e consumare il cibo al fine di garantire a tutti un accesso democratico ad un’alimentazione sana e sostenibile: un’alimentazione che si basi sull’utilizzo rispettoso delle risorse, in primis quelle del suolo, in ottica intergenerazionale.
Alimentare, Petrini: 5 azioni individuali per ridurre impatto ambientale
Al Cirfood District dibattito con Martina e Nasi sulle sfide del cibo