Roma, 9 nov. (askanews) – Il divario di inflazione effettivamente vissuta dalle famiglie con i redditi più bassi nell’area euro, rispetto a quelle con i redditi più elevati, ha raggiunto quasi 2 punti percentuali, ai massimi dal 2006. Lo rileva la Banca centrale europea con uno studio ad hoc anticipato dal Bollettino economico, in cui viene misurato come i livelli di inflazione si stiano ripercuotendo in maniera differenziata sulle famiglie a seconda del reddito sulla base di due grandi misurazioni: primo, l’effettivo tasso di inflazione basato sulle differenze delle tipologie di spesa; secondo, la capacità di creare dei margini sui costi della vita tramite risparmio o finanziamenti. Secondo la Bce le famiglie a basso reddito stanno consumando una quota più ampia dei loro gettiti, risparmiano meno e si ritrovano in una condizione di maggiore restrizione sulle liquidità rispetto alle famiglie con redditi elevati. Per questo hanno meno margini di manovra tramite il risparmio. Lo studio spiega che nell’area euro le famiglie con redditi più bassi spendono una quota maggiore rispetto ai loro consumi totali su alimentari, elettricità, gas e riscaldamento, mentre la quota di spese è più ridotta su trasporti, intrattenimento, ristorazione e beni per la casa rispetto a quelle che sono le spese delle famiglie con redditi più alti. Guardando a questo specifico aspetto la differenza su quelli che la Bce chiama “tassi di inflazione effettivi” per le famiglie, a seconda della classe di reddito, è ai massimi dal 2006. Lo studio rileva che tra il 2011 e il novembre del 2021 questo divario è prevalentemente rimasto basso, fluttuando tra 0,25 e meno 0,25 punti percentuali. Poi è aumentato in maniera marcata da 0,1 punti percentuali di settembre 2021 a 1,9 punti percentuali a settembre 2022.
Bce: divario di inflazione sui bassi redditi salito a massimi dal 2006
Quasi 2 punti percentuali sopra inflazione famiglie ad alto reddito