Milano, 25 ott. (askanews) – E’ sempre più stretto il rapporto tra vendita di prodotti contraffatti on line e il cybercrime che si concretizza in reati diversi – in particolare finanziari – come furto dei dati di pagamento fino al furto di identità; per contrastare questo fenomeno è sempre più necessario un approccio integrato pubblico-privato che metta in comune conoscenze e strategie. Sono stati questi i temi al centro della conferenza finale del progetto Fata – From Awareness To Action, che si è svolto all’Università Cattolica del Sacro Cuore e a cui hanno partecipato esperti di Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore, Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Analisi Criminale, Europol, Ministero dello Sviluppo Economico, Guardia di Finanza, Amazon – Counterfeit Crimes Unit, Associazione Bancaria Italiana – ABI Lab e Police Intellectual Property Crime Unit – City of London Police. Il progetto FATA è realizzato da Crime&tech, spin-off di Università Cattolica-Transcrime, con il Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Analisi Criminale e con il supporto di Amazon. I relatori si sono confrontati su numerosi dati e casi studio – molti dei quali raccolti ne rapporto finale Fata all’indirizzo crimetech.it/fata/materials/ – che aiutano a capire l’evoluzione della contraffazione online. Tra le evidenze principali evidenze emerse è stato sottolineato appunto il crescente legamene tra la vendita online di prodotti contraffatti e reati finanziari (come le frodi nei metodi di pagamento) e reati cyber. Inoltre è stato evidenziato la crescita dei furti di credenziali ed account sulle piattaforme online, ad esempio attraverso schemi di Account Takeover (+347% tra 2018 e 2019 secondo TransUnion 2020); l’incremento delle frodi nei metodi di pagamento; la diffusione di malware e il furto d’identità tramite tecniche di phishing oppure e-skimming, come rilevato anche da una recente analisi dell’EUIPO (2021) in cui circa il 49% di 1000 domini web fraudolenti analizzati, relativi a 20 titolari di diritti di proprietà intellettuale, veniva utilizzato non solo per vendere prodotti contraffatti ma anche per sottrarre dati di pagamento e di navigazione degli utenti; il numero crescente dopo l’emergenza Covid 19 delle campagne pubblicitarie fraudolente sulle app di messaggistica e sui social media per la vendita di prodotti contraffatti. Nel corso dei lavori è stato anche ricordato come nel 2019 è stato registrato un aumento del 171% rispetto al 2016 degli account Instagram utilizzati per vendere prodotti contraffatti che pubblicizzano link esterni a siti web proprietari che, ancora una volta, vengono utilizzati per la diffusione di malware; e anche la sempre più centrale la presenza di influencer che promuovono prodotti contraffatti. Numerose le indagini a livello nazionale ed internazionale, approfondite all’interno del report finale, che hanno dimostrato questi nuovi schemi criminali e modi operandi: come l’operazione Right Time della Guardia di Finanza, che ha rivelato l’uso di società di comodo create per occultare la vendita online di orologi contraffatti; oppure Bologna Luxury, in cui una giovane influencer faceva da tramite su social media tra produttori di beni contraffatti in Cina e consumatori finali in Italia; o anche Pinar, coordinata da Europol, che ha fatto luce sui metodi avanzati di riciclaggio usati per ripulire i proventi da un’organizzazione dedita alla vendita di prodotti contraffatti. Nella conferenza finale di oggi si è discusso anche di quali misure adottare per prevenire e contrastare l’evoluzione del fenomeno. A cominciare da una più forte collaborazione pubblico-privata, che porti a dialogare insieme attori pubblici e privati attivi nell’anti-contraffazione con quelli attivi in ambito anti-riciclaggio (Unità di Intelligence Finanziarie, banche, altri soggetti obbligati) o di cybersicurezza. Oppure l’adozione di modelli e strumenti evoluti per l’early detection di venditori fraudolenti e società di comodo, alla costituzione di unità di eccellenza nel settore privato, come la Counterfeit Crimes Unit di Amazon che collabora proficuamente con forze dell’ordine e istituzioni in tutto il mondo. “Il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, Ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, ha affrontato le importanti tematiche legate al riciclaggio dei proventi della contraffazione online e ai relativi flussi finanziari; in questo contesto si ritiene prioritaria un’azione complessiva che sia volta ad individuare diverse ed innovative strategie di prevenzione e contrasto – ha dichiarato il Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – direttore centrale della Polizia Criminale – Per affrontare questo fenomeno criminale, pervasivo ed in continua evoluzione, occorre implementare ulteriormente la collaborazione tra i diversi attori pubblici e privati, sviluppare attività formative trasversali e predisporre ogni utile strumento di condivisione che metta a fattor comune le diverse competenze per affrontare le sfide del futuro”. “Con l’evento di oggi Crime&tech e Università Cattolica hanno riunito allo stesso tavolo ricercatori, autorità pubbliche a livello nazionale ed europeo, ed esponenti del settore privato – ha commentato Ernesto U. Savona, direttore del centro di ricerca Transcrime e cdi Crime&tech-Università Cattolica del Sacro Cuore – L’evoluzione della contraffazione online e la crescente convergenza con reati finanziari e cyber richiedono un approccio innovativo ed integrato di tutti questi attori. Il progetto Fata è il primo passo in questa direzione”. “Siamo lieti di sostenere questo progetto che rappresenta un modello vincente di collaborazione tra enti pubblici e privati. La collaborazione è al centro di ciò che Amazon e la sua Counterfeit Crimes Unit fanno ogni giorno in tutto il mondo – ha dichiarato Kebharu Smith, director della Counterfeit Crimes Unit di Amazon – Collaboriamo con marchi, forze dell’ordine e clienti in tutto il mondo per identificare gli schemi criminali utilizzati dai contraffattori e perseguirli, con l’obiettivo di fermarli definitivamente. Abbiamo aumentato del 300% il numero di contraffattori che abbiamo citato in giudizio o denunciato penalmente rispetto allo scorso anno. In Italia, supportiamo sia le piccole e medie imprese italiane sia i marchi iconici come Ferragamo e Valentino per identificare le violazioni della proprietà intellettuale, segnalarle alle autorità e agire contro i contraffattori. Ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto con istituzioni e forze dell’ordine, e a esplorare nuove modalità di collaborazione e condivisione delle informazioni, come suggerito nel rapporto Fata. Siamo più efficaci quando lavoriamo insieme”.
Rapporto Fata, focus su contraffazione on line e reati finanziari
Necessaria collaborazione pubblico-privato per contrasto e prevenzione