Stefanini: serve più sostenibilità nel rispondere alle crisi

Intervista a presidente Asvis intervenuto al Giro d'Italia della CSR

APR 13, 2022 -

Sostenibilità Bologna, 13 apr. (askanews) – Rafforzare il ruolo dell’Europa nella ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina evitando le polarizzazioni schematiche che si rivelano “inadeguate”; invertire le argomentazioni sui ‘costi’ della transizione e chiedersi invece ‘quanto costa non affrontare il futuro in modo sostenibile’; più ‘sostenibilità’ nelle risposte alle emergenze della guerra e della pandemia: Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis – l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile – riafferma con queste argomentazioni la necessità di mettere la sostenibilità al centro non solo delle politiche di sviluppo, ma anche delle iniziative di risposta alle diverse emergenze, anche evitando le trappole della paura. Il presidente di Asvis ha partecipato alla tappa bolognese del Giro d’Italia della Csr 2022, il tour del Salone della Csr e dell’innovazione sociale organizzato nelle regioni italiane alla ricerca delle migliori esperienze di responsabilità sociale d’impresa espresse dai territori. In questa occasione ha risposto alle domande di askanews. La guerra in Ucraina ci costringe a fare i conti con la dipendenza verso il gas russo e con l’attuale modello energetico basato sulle fonti fossili, e la prima risposta dei governi è quella di cercare più fonti fossili. In modo analogo all’insorgere della pandemia sono saltati diversi impegni verso la sostenibilità. E’ come se dinanzi alle emergenze scatti una sorta di “riflesso” verso l’annullamento del lavoro di crescita sostenibile impostato fino a quel momento. Perché? “Questa reazione, a mio avviso, deriva da due ragioni. La prima è la paura, il timore, cioè la difficoltà nel comprendere e nel temere che non avremo le risorse energetiche per vivere in modo dignitoso e adeguato. La seconda è che la guerra è contro la sostenibilità, per definizione. La stessa pandemia è il frutto di una mancata attenzione, di un mancato equilibrio tra l’ecosistema, la natura, e le persone. Oggi in realtà noi abbiamo bisogno di più sostenibilità. Abbiamo bisogno di risposte ancora più evolute che siano capaci, naturalmente, di rispondere nell’immediato e far fronte alle criticità più evidenti, ma che portano ad interrompere questo tremendo stillicidio, questa tremenda violenza nel cuore dell’Europa. E quindi risposte capaci nel breve di respingere e fare di tutto perché la guerra finisca e al tempo stesso di non perdere di vista la transizione ecologica. Anzi abbiamo bisogno di investire ancora di più sulle energie rinnovabili”. Il conflitto spinge alla polarizzazione e alla radicalizzazione delle analisi e dei ragionamenti, un esempio per tutti è la frase del premier Mario Draghi: “Volete la pace o il condizionatore?”. Ma davvero non esiste spazio per comprendere e affrontare la complessità sottesa al conflitto? Davvero non esistono altre strade se non quelle che portano ai due estremi? “La strada va cercata, va trovata. Ad esempio: non a caso l’Agenda2030 dell’Onu offre una prospettiva importante da coltivare: cioè l’idea del multilateralismo, l’idea del dialogo, l’idea del confronto; idea che lo stesso Papa Francesco ci propone e ci mette continuamente di fronte. Dunque bisogna uscire dagli schemi riduttivi. Capisco la battuta del presidente del Consiglio, ma è una risposta non adeguata rispetto alla situazione. Occorre invece da un lato rafforzare l’Europa in modo da avere una politica estera e una politica di difesa comune; e dall’altro bisogna fare di tutto nella dinamica nazionale perché prevalgano le ragioni della pace, della tregua e dunque del ripristino di una condizione di legalità e di libertà”. “Sostenibile”, “verde”, “più verde”: malgrado l’ondata “green” di molta comunicazione aziendale, da parte di numerose imprese e decisori politici la transizione verso modelli sostenibili viene interpretata ancora come un ‘costo’ da gestire e ridistribuire. E’ lo schema valido? “Le imprese sono una pluralità di presenze, di dimensioni, di settori, di mercati: una generalizzazione non aiuta in nessun senso. Occorre saper cogliere le diversità, le differenze e anche le dinamiche positive che ci sono. Faccio solo un esempio: ci sono tante imprese che stanno investendo molto sull’economia circolare. Lo fanno con grande intelligenza e con grande successo, anche di mercato: con risultati economici più che soddisfacenti, con posti di lavoro che si creano. Dunque rovescerei l’approccio, sarei per dire: quanto ci costa non affrontare in modo sostenibile il futuro? Credo che sia questa la domanda che ci dobbiamo porre. E se risponderemo a questa domanda riusciremo anche a trovare quelle soluzioni che siano sostenibili, eque, che creino benessere, che non lascino indietro nessuno come dice all’azienda 2030, che ci consentano di progredire positivamente. Le imprese hanno un ruolo fondamentale in questo percorso; molte lo stanno capendo e stanno investendo. Si tratta di accompagnarle e di favorire il processo. Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere più aperto ad includere il settore privato nelle dinamiche di investimento e di soluzione dei problemi. Se sapremo fare questo lo spazio per avere un futuro sostenibile c’è”. Che spazio ha la persona per indirizzare e impegnare la comunità in cui vive verso modelli sostenibili? “Sta aumentando la maturità, la consapevolezza, l’impegno, la sensibilità di tante persone a partire dai più giovani, lo voglio sottolineare. E mi auguro che anche le fasce più adulte della popolazione ricevano dai più giovani lo stimolo giusto, la spinta giusta: si può vivere, si può fare di più con meno. Si può fare di più con meno nell’attività economica, nella vita di ogni giorno; si può trovare un equilibrio più soddisfacente dove i valori delle persone e i loro bisogni più alti si compongano e si integrino con i bisogni materiali che sono indispensabili per vivere decentemente. Da questo punto di vista la sensibilità sta aumentando, bisogna incoraggiarla, bisogna come incentivarla e sostenerla. Credo che lo spazio perché cresca nel Paese questa cultura è uno spazio che c’è”. Sostenibilità e responsabilità sono valori di Pace? “La sostenibilità è Pace. La Pace è sostenibilità”.