Agroalimentare Roma, 15 dic. (askanews) – Nutriscore contro Nutrinform? Anche se in Europa ancora si combatte la battaglia sui modelli di etichettatura nutrizionale, per i consumatori non ci sono dubbi: il Nutriscor va bocciato. E’ quanto emerge da una indagine condotta dall’Osservatorio Waste Watcher International che ha coinvolto un campione statistico di 7mila cittadini in 7 paesi del mondo: Stati Uniti, Russia, Canada, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia. Secondo l’indagine “Le etichette fronte pacco in 7 Paesi: Nutriscore VS Nutrinform” realizzata in collaborazione con Ipsos, Università di Bologna e campagna Spreco Zero e in sinergia con Agrinsieme, Federalimentare, Federdistribuzione e Unioncamere e presentata oggi a Roma, il Nutrinform Bactery, il sistema di etichetta “a batteria” dei prodotti alimentari proposto dall’Italia, risulta essere, con punteggi molto simili a quelli dell’etichetta attualmente in uso nel nostro Paese, una delle due modalità più apprezzate dal consumatore in relazione ai comportamenti e alle abitudini di acquisto. Nutrinform è particolarmente apprezzato dai canadesi, con un indice di gradimento di 102, e dai russi (71); anche la tabella nutrizionale dell’attuale etichetta viene molto apprezzata, con un punteggio massimo di 110 in Canada e di 81 in Russia. Il Nutriscore, ovvero la cosiddetta etichetta “a semaforo”, è al contrario il sistema meno gradito, con indici negativi in tantissimi paesi (con picchi di -109 in Italia e -94 in Canada), ad esclusione della Germania e della Spagna, che mostrano un indice di gradimento, seppur basso, di 35 e 6. Alla presentazine, fatta dal direttore scientifico dell’Osservatorio e professore dell’Università di Bologna Andrea Segrè, hanno partecipato il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, il direttore scientifico di Ipsos Enzo Risso, il copresidente del coordinamento di Agrinsieme Franco Verrascina, il direttore generale di Federalimentare Nicola Calzolaro e il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli. Il Nutrinform riscuote un consenso sensibilmente più ampio e trasversale rispetto al Nutriscore per ciascuno degli elementi presi in esame per valutare il giudizio dei consumatori dei Paesi oggetto dell’indagine, andando in particolar modo a rispondere in maniera più puntuale alle richieste dei cittadini in materia di chiarezza, semplicità, utilità, consapevolezza d’acquisto e completezza d’informazione. La maggior parte dei consumatori di tutti i Paesi oggetto dell’indagine ha dichiarato di apprezzare le informazioni presenti nelle etichette fronte pacco. In media, il 36% delle persone che hanno risposto ha spiegato che gradirebbe maggiori informazioni relative alla qualità dei singoli ingredienti, mentre il 49% vorrebbe più informazioni sulla loro provenienza (addirittura il 58% in Italia e Germania). Un’altra informazione a cui i consumatori sembrano prestare particolare attenzione è quella relativa alle informazioni nutrizionali (53%) e alle informazioni sugli ingredienti che possono causare allergie (51%). Emerge in modo chiaro come il consumatore dichiari di voler ricevere più informazioni sul cibo che acquista, soprattutto se queste ultime sono legate agli “effetti” che i prodotti potrebbero avere sulla salute. Un altro risultato molto interessante è quello che evidenzia come i valori e le informazioni delle etichette nutrizionali possono andare a influenzare significativamente le scelte del consumatore. In media, il 75% dei rispondenti dichiara di utilizzare l’etichetta nel processo decisionale e di acquisto; questa percentuale cresce in Italia, arrivando fino al 78%, e in Spagna (77%), mentre è più contenuta negli Stati Uniti e in Russia, dove comunque non scende sotto il 70%. Questi risultano dimostrano quanto il consumatore si dichiari molto attento nelle scelte di acquisto e come, soprattutto, queste ultime siano fortemente condizionate da quanto riportato sull’etichetta. Anche se la maggioranza dei rispondenti ha dichiarato espressamente di non farsi influenzare particolarmente dai colori usati nell’etichetta Nutriscore, rimane comunque una buona percentuale, pari al 40% circa della media, che cambierebbe le proprie abitudini alimentari in ragione dei colori apposti sulle etichette, arrivando addirittura a ridurre i consumi di olio extravergine di oliva, qualora venisse loro detto che a quest’ultimo corrisponde il colore giallo-arancione, o di Parmigiano Reggiano, ad esempio. Da ciò deriva una conseguenza decisamente preoccupante e rischiosa, che palesa il legame esistente fra il Nutriscore e l’educazione alimentare, o meglio la scarsa educazione alimentare.
Nutriscore bocciato da consumatori di 7 paesi: meglio Nutrinform
Indagine Waste Watcher International, focus a Roma con Agrinsieme