Roma, 20 ott. (askanews) – La “carne finta” inganna il 93% degli italiani che non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano. Lo sostiene la Coldiretti sulla base dei dati Eurispes in vista del voto del parlamento europeo sull’abolizione del divieto di definire carne qualcosa che non arriva dal mondo animale, ma che nasce invece da un mix di sostanze vegetali, spezie, coloranti ed esaltatori di sapore.
“I consumatori – spiega l’organizzazione agricola – rischiano così di trovare sugli scaffali e di mettere nel carrello della spesa finti hamburger con soia, spezie ed esaltatori di sapore o false salsicce riempite con ceci, lenticchie, piselli, succo di barbabietola o edulcoranti grazie alla possibilità di usare nomi come ‘burger vegano’ e ‘bistecca vegana’, bresaola, salame, mortadella vegetariani o vegani con l’unico limite di specificare sull’etichetta che questi prodotti non contengono carne”.
“Una strategia di comunicazione subdola – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – con cui si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggiore successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano con il solo scopo di attrarre l’attenzione dei consumatori, rischiando di indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne”.
Per contrastare “le lobby delle multinazionali che investono sulla carne finta, vegetale o creata in laboratorio” le principali organizzazioni agricole europee hanno lanciato la campagna “Questa non è una bistecca”. Il marketing delle imitazioni “può creare confusione sui valori nutritivi dei prodotti, per questo il dibattito sulla denominazione della carne non è un attacco ai prodotti vegetali ma è una battaglia per la corretta informazione al consumatore”.