Roma, 19 nov. (askanews) – “In questi anni ci sono state profonde trasformazioni nel modo di produrre e utilizzare energia: il percorso per raggiungere lo scenario più desiderabile è dunque ambizioso, ma non impossibile. Richiede però la capacità di formare il nostro destino energetico (e quindi climatico) con azioni per il governo delle risorse comuni. Segnali non ambigui sono indispensabili da parte degli Stati per mobilitare la ricerca e le risorse finanziarie”.
Lo scrive su Inpiù Pia Saraceno, evidenziando i temi che emergono dall’analisi del World Economic Outlook, che al suo appuntamento autunnale aggiorna i possibili scenari del futuro energetico del mondo.
“Nel primo – sottolinea Saraceno -, a politiche attuali, le emissioni energetiche raggiungerebbero i 43,5 Gt contro i 33 del 2018. Nel secondo, le politiche annunciate nell’accordo di Parigi ridimensionerebbero l’aumento a “soli” 36Gt: aumento della popolazione e crescita dell’economia globale controbilancerebbero gli effetti del miglioramento tecnologico, facendo mancare gli obiettivi dei SDG (Substainable Development Goal) sia in termini di riduzione della povertà energetica che di contenimento dell’aumento delle temperature. C’è bisogno di nuove politiche; lo sviluppo tecnologico è promettente, ma richiede di far pagare alle fonti più inquinanti il danno ambientale, con effetti distributivi rilevanti rispetto alle distorsioni create dal sistema dei prezzi attuale”.
Il rapporto inoltre segnala come l’intero processo “potrà subire un’accelerazione solo se anche il sistema finanziario darà il giusto peso al rischio climatico”. “Qualche timido segnale viene dall’Europa: la Bei ha annunciato che dal 2021 non finanzierà più progetti petroliferi, nel gas e nel carbone, e i progetti che genericamente fanno male all’ambiente (ovviamente una definizione più precisa del significato da dare a questo annuncio è necessaria). La Bei continuerà però a sostenere i progetti di “Common Interest”: al momento più di 50 progetti a gas sarebbero eleggibili. Quanti se ne aggiungeranno nel frattempo? La dipendenza europea dalle fonti fossili durerà ancora molto a lungo”, conclude Pia Saraceno.